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REWILIDNG : UNO SGUARDO CONCRETO VERSO UN FUTURO INCERTO

COLLABORAZIONE ESTERNA DI MATTIA LABARTINO – ETOLOGO

VECCHIE E SELVAGGE CONOSCENZE RIPOPOLANO IL PAESAGGIO CHE CIRCONDA LE CITTA’ DI TUTTO IL MONDO. CASUALITA’ O CAUSALITA’?

Rinaturalizzazione è un termine realmente esistente nella lingua italiana ma poco usato e conosciuto nel nostro territorio. Sicuramente siamo molto più consapevoli della parola presa in prestito dagli anglosassoni, “rewilding”; forse perché l’Italia in tutto il suo percorso socio-culturale è una delle nazioni europee maggiormente interessate dai processi di trasformazione antropici del passato e quindi meno coinvolta da un eventuale ritorno di animali talvolta considerati addirittura pericolosi. Ma poche sono le persone che guardando uno scimpanzè, una leonessa oppure un bisonte, magari anche in un giardino zoologico, non rimangono affascinate nel contemplare quella bellezza un po’ selvaggia. Magari proprio quella sensazione è la manifestazione di un nostro desiderio ancestrale, nascosto dal continuo susseguirsi di una routine che di naturale ha ben poco, un tentativo incoscio di ricollegarci in qualche modo a ciò che ci ha portato ad essere Homo sapiens sapiens: la Natura.

Ma cosa si intende esattamente con rewilding? La risposta ovviamente non può essere univoca, ma possiamo cercare di fare un po’ di chiarezza su alcuni concetti fondamentali. Possiamo interpretare il concetto di rewilding come un ritorno a condizioni naturali il più possibile simili a quelle esistenti prima dei cambiamenti indotti dall’azione umana.

L’Europa da questo punto di vista è forse uno dei territori maggiormente coinvolti nel processo di radicale trasformazione da un contesto naturale ad uno completamente artificiale.

 

 

La storia del nostro continente infatti si basa proprio su queste trasformazioni che, se da un lato è vero che hanno arricchito le varie popolazioni dal punto di vista socio-culturale, dall’altro è anche abbastanza evidente come abbiano ridotto drasticamente la biodiversità residente e causato un’ immane frammentazione degli habitat. Fortunatamente a volte nei periodi di crisi (dal greco κρίσις, decisione) riusciamo a trovare le soluzioni migliori. Numerosi sono infatti, sia a livello europeo che globale, i progetti di rewilding che hanno come obiettivi sia quello di reinserire in natura specie non più presenti ma anche quello di impedire che la variabilità genetica, vero valore assoluto della biodiversità, vada perduta a causa del limitato numero di individui presenti. Grazie anche al supporto di numerosi giardini e parchi zoologici, il bisonte europeo (Bison bonasus) sta tornando lentamente a popolare le zone più selvagge della Romania tramite il progetto “Rewilding Europe”; la Mongolia ha visto la reintroduzione stabile in natura di uno dei più iconici animali del mondo, il cavallo di Przewalski (Equus ferus ssp. Przewalskii); anche il lupo (Canis lupus) sta lentamente ritornando sulle Alpi, in quelle aree che ancora oggi gli appartengono e senza alcun l’intervento umano.

L’importanza di reintrodurre in natura (o favorire un naturale ripopolamento) di quelle specie che vengono definite “specie ombrello” ha il valore aggiunto di portare ad un graduale ritorno e successivo equilibrio a fattori ecosistemici naturali: la presenza di un grande erbivoro comporta una trasformazione ecosistemica e spesso ad un aumento della biodiversità locale; la presenza di un grande predatore in cima alla catena alimentare, il cosiddetto alpha predator, permette un controllo sulle popolazioni di ungulati selvatici presenti, mentre la pressione predatoria esercitata sugli individui anziani e/o malati mantiene alto il valore genetico delle popolazioni stesse.

Conoscere le specie, gli habitat e soprattutto stabilire relazioni positive con gli abitanti delle comunità locali sono alcuni dei fattori su cui ci si deve concentrare parlando di rewilding, poiché è fondamentale che i conflitti uomo-natura che hanno portato a queste situazioni nel passato non si ripresentino in futuro a dematerializzare i numerosi risultati ottenuti in questi anni.

Fonte: https://www.rewildingeurope.com/

Mattia Labartino

 

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Autore

Etologa

Laurea Magistrale in Evoluzione del Comportamento Animale e dell'Uomo presso l'Università di Torino. Dopo aver svolto uno stage formativo presso il "Bioparc Valencia" (Valencia, Spagna) ed essere stata guida naturalista e ricercatrice presso "Monkeyland Primate Sanctuary" (Plettenberg Bay, Sudafrica), ha ricoperto il ruolo di Wildlife Manager presso "Kids Saving the Rainforest - Wildlife Sanctuary and Rescue Center" (Quepos, Costa Rica). E' stata finalista nazionale del contest di comunicazione scientifica "Famelab 2018" ed ha partecipato come relatrice a TEDxRovigo 2019. Dal 2019 è guida escursionistica ambientale certificata e socia della Società Italiana di Etologia. Nel 2020 ha ottenuto l'attestato FGASA come guida safari in Africa e il certificato di Track and Sign da Cybertracker level I. Attualmente si occupa di divulgazione scientifica presso l'Associazione ETICOSCIENZA. Da marzo 2021 è stata nominata all'interno del Consiglio di Amministrazione del Bioparco di Roma.

chiaragrasso.eticoscienza@gmail.com