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ARACNOFOBIA….QUANDO LA CONO-SCIENZA PUO’ AIUTARE

Quanti di noi soffrono di questo disturbo?

I ragni fanno parte degli incubi della maggior parte delle persone; vittime di falsi miti, questi animali sono in realtà interessanti e affascinanti.

Chissà se vedendoli con altri occhi, più scientifici, riusciamo a superare questa paura?

 

Articolo di Sara Boninsegna, che ha frequentato il nostro corso di divulgazione e comunicazione scientifica (www.eticoscienza.it/corsi-di-formazione)

 

L’etimologia del termine ARACNOFOBIA deriva dal greco e significa letteralmente paura irrazionale dei ragni. Patologia che può presentarsi con diverse modalità: dalla semplice repulsione a vere e proprie fobie, causa di attacchi di panico e ansia. Molto comune, colpisce più donne ( circa il 50%) che uomini (circa il 20%), anche se in generale non è difficile trovare persone che dichiarano di provare anche solo un piccolo brivido lungo la schiena solo al pensiero.

L’esito generalmente e quasi sempre fatale, per i ragni però, schiacciati e scacciati in ogni fantasiosa maniera.

Certamente le loro caratteristiche morfologiche non attivano facilmente la corteccia mediale orbitale; ossia l’area del cervello che, secondo il prof. di neuroestetica Semir Zeki, si attiva quando si vive un’esperienza piacevole o si osserva qualcosa che definiremmo bello; come probabilmente avviene quando vediamo una farfalla o una coccinella.

Spesso però la bellezza non è sinonimo di innocuità: basti pensare a quanti esseri viventi appartenenti sia al regno animale che al regno vegetale, presentano colorazioni sgargianti e aspetti ammalianti che in realtà sono caratteristiche legate a funzioni di difesa e predatorie, tossiche o pericolose anche per noi, evolutesi per aumentare la fitness e la sopravvivenza della specie. Ad esempio il Nerum oleander (l’ Oleandro) pianta ornamentale tossica e la velenosa Phyllobates terribilis (la graziosa rana dorata).

Nel mondo degli Aracnidi certamente vi sono specie potenzialmente pericolose e altresì letali anche per l’Uomo, tuttavia sono la minima parte.

Occorre solo conoscerli e attraverso la conoscenza attuare le opportune precauzioni. Se quindi la scienza non è in grado di rendere questi animali belli e innocui ai nostri occhi, può però aiutarci a essere più consapevoli. A osservarli con maggior empatia e pragmatismo.

Le fobie, cosa sono?

Le fobie, sono paure irrazionali verso qualcosa o qualcuno, che provocano stati ansiogeni non solo quando la causa è presente ma anche quando è semplicemente immaginata.

Molti trattati di psicologia associano al concetto di fobia quello di finzione inconscia legata a particolari traumi anche di lieve intensità e spesso non rilevanti nei nostri ricordi, ma che modificano in qualche modo la nostra percezione della realtà stessa, (o anche se non vi è nel nostro passato nessuna causa scatenante): “In altre parole si può affermare che, in base al carattere completamente funzionale della mente, la psiche costruisce, inventa immagini e la mente le segue come guida. Le finzioni possono essere adattive quando non si allontanano troppo dal senso comune, dal pensiero condiviso, mentre sono dis-adattive quando ci fanno allontanare troppo dalla realtà, facendoci perdere dentro la “selva oscura” di Dante; hanno sempre bisogno di mantenere un costante legame con la realtà, dunque con il pensare e il sentire della collettività. Non sono mai assolute, intoccabili, esclusive o eterne, anzi per essere utili, paradossalmente, devono poter essere “sempre e di nuovo sostituite” [4], mantenendo una propulsione al cambiamento.”

Spesso le fobie portano ad un blocco psichico evitando qualunque circostanza che metta il fobico in sfida con la causa del suo stato di sofferenza.

L’ aracnofobia è una tipologia di fobia specifica e generalmente ha origine nell’infanzia.

E non solo, “La particolarità di questa fobia specifica è che affonda le sue radici nelle fasi primordiali dell’evoluzione della specie umana: è infatti grazie alla paura di animali pericolosi che l’Uomo ha attuato strategie comportamentali di evitamento e fuga che ci hanno permesso di arrivare ai giorni nostri. “

La paura, infatti, può essere definita come una risposta emotivo-comportamentale che un individuo mette in atto in presenza di una minaccia ben riconoscibile ed è caratterizzata dall’immediato riconoscimento del pericolo presente.

Essa è un sentimento insito nell’uomo e non risulta negativa in sé ma lo diventa, nel momento in cui, la situazione temuta, viene sistematicamente evitata o sopportata a stento, con immenso disagio o con un livello di ansia molto intenso (Ollendick, Davis, & Murris, 2004).

Quando la paura diventa intensa e priva di una logica, scatenata anche solo in previsione di un eventuale esposizione dello stimolo scatenante, ciò diventa FOBIA; reazioni psicosomatiche quali palpitazioni, attacchi di panico, tremori giungono a compromettere la nostra normale quotidianità. (Guidetti)

Una fobia può essere spesso causa di isolamento in quanto non condivisa dalle persone che si ha intorno. Altre fobie, invece sono altresì molto comuni e ciò alimenta uno stato emotivo tale per cui ci sentiamo giustificati, quasi consolati e ciò altro non provoca che un’amplificazione della paura stessa, allontanandoci sempre più dall’intenzione di superarla.

Se quindi noi vedessimo l’ ARACNOFOBIA come una fobia specifica al pari di qualsiasi altra fobia analizzata dalla psicologia moderna, e cioè come causa di disturbi cognitivi e psicosomatici, certamente potrebbe essere più semplice comprendere quanto può essere salutare per il benessere psico-fisico il superamento della stessa.

Tra le varie tecniche psicologiche e comportamentali atte a tal fine troviamo:

  • ESPOSIZIONE GRADUALE ALL’OGGETTO/SOGGETTO FOBICO che sia esso vivo o immaginario, supportando emotivamente la persona coinvolta.

  • RINFORZI POSITIVI: incentivare la ripetizione del comportamento utile al superamento della fobia

  • APPRENDIMENTO PER OSSERVAZIONE: circondarsi di persone che stanno superando una fobia simile alla nostra o che non ne soffrono può certamente aiutare

Dall’altra parte milioni e milioni di ragni non sarebbero destinati a finire schiacciati sotto le nostre ciabatte e, forse, addirittura gli verrebbero riconosciute doti e peculiarità fisiologiche e biologiche che certamente li rendono animali davvero interessanti.

Iniziamo col conoscerli meglio

I ragni innanzitutto non sono insetti ma Aracnidi, appartengono quindi a un subphylum diverso rispetto agli insetti. Presentano un corpo costituito da CEFALO-TORACE E ADDOME: nel cafalo-torace troviamo l’apparato boccale con i cheliceri, il cervello, muscoli, le ghiandole velenifere e le varie appendici; questa parte del corpo è collegata all’addome da un canaletto attraversato dal sistema nervoso, il tubo digerente e l’apparato circolatorio.

Nell’addome troviamo gli organi di senso e gli apparati digerente e respiratorio: i ragni infatti non respirano attraverso la bocca ma attraverso orifizi posti anteriormente; alcuni ragni presentano polmoni, fino a 4, altri presentano 4 trachee che permettono il ricambio d’aria attraverso il movimento del corpo.

Nell’addome giacciono anche gli apparati genitali e le filiere per la produzione della seta.

I ragni, in generale, non hanno una vista sviluppata e percepiscono l’ambiente che lo circonda attraverso le vibrazioni che si diffondono in aria; tali vibrazioni vengono captate grazie ai peli delle zampe nonché agli organi liriformi che percepiscono le variazioni di pressione sul corpo.

Come sappiamo, una delle caratteristiche peculiari di questi animali è la produzione di ragnatele. La tela o seta, è prodotta da ghiandole dette sericigene, poste a livello addominale. In tali ghiandole, la tela è allo stato liquido e sembrerebbe che sia la sollecitazione esercitata dal ragno a renderla solida. Viene utilizza per cacciare, proteggere le uova o come espediente di protezione anti caduta.

Le ragnatele sono inoltre ricoperte da sostanze antisettiche e antifungine che ne prevengono il deterioramento.

Una delle cose straordinarie della seta dei ragni, oltre ad una elasticità sorprendente, è la resistenza (fino a 149 kg per millimetro quadrato): da studi condotti alla MedUni di Vienna e Vienna General Hospital il ragno d’oro tessitore della Tanzania tesse una tela più resistente del Nylon e dell’acciaio, tanto che i pescatori la usano come filo da pesce, e può arrivare a sostenere temperature fino ai 250° C.

Lo schema per la produzione della ragnatela prevede una struttura di partenza a “Y” dal centro della quale il ragno inizia a tendere fili di tela alternando i 3 rami della y per non sbilanciare la struttura.

Un volta completata la raggiera , partendo sempre dal centro della sua y di partenza, si muove a spirale verso l’esterno utilizzando seta detta “provvisoria” al fine di dare stabilità alla struttura; una volta giunto all’estremità della sua opera, ripercorre la sua spirale questa volta verso l’interno, sostituendo la tela provvisoria con quella definitiva. La tela definitiva è estremamente appiccicosa e ciò fa si che le prede vi rimangano attaccate.

La costruzione della ragnatela è un lavoro notevolmente laborioso, molti Aracnidi la producono nuova quotidianamente e spesso si nutrono della tela “vecchia” per reintegrate le proteine che vengono perse durante la sua secrezione. Cosa che ad esempio fa il ragno crociato che ogni giorno di seta ne produce fino a 20 mt.

I ragni nella storia e nella mitologia

I ragni, nell’iconografia umana presentano una valenza positiva: di buon auspicio e portatore di fuoco, essere preciso e laborioso; e una negativa: creatura mostruosa paziente e velenosa.

Presente nella mitologia greca, in leggende che hanno influenzato i pensieri dell’ Uomo fino a nostri giorni: ricordiamo ad esempio il mito greco di Aracne, fanciulla abilissima nella tessitura che osò sfidare la dea Atena che perse la sfida e si adirò a tal punto da trasformare Aracne in un ragno obbligandola a tessere tela dalla bocca per tutta la vita.

Un articolo ha analizzato alcune caratteristiche della figura mitologica del ragno proprio attraverso la rielaborazione di Aracne nei libri di J.R. R Tolkien: “la femminilità e la tendenza alla metamorfosi,Unite a nuovi tratti costitutivi della mostruosità mitica: l’oscurità, la contaminazione, la bramosia e la sete di morte, che delineano un nuovo ritratto del ragno femmina come figura dell’insidia e delle tenebre, della corruzione e dell’avvizzimento della vita”

Nel Medioevo, inoltre, i ragni erano considerati la causa delle principali endemie e infezioni, come la peste nera.

Fino ad arrivare ad oggi, dove tutti i ragni vengono considerati aggressivi e pericolosi.

In pochi sanno infatti che i ragni, come la maggior parte degli animali presenti in natura, sono vittime di idolatrie e luoghi comuni.

Sono animali che presentano cure parentali, difendono la prole con estrema diligenza; sono per la maggior parte schivi e tendenti alla fuga. Poche sono quelle specie che tendono all’aggressività più che al remissivismo. Il mordere risulta essere arma di difesa e protezione.

In particolare in Italia vivono circa 1600 specie di ragni di cui pochissime quelle che risultano essere potenzialmente pericolose per l’Uomo e sono sostanzialmente due, la Malmignatta o vedova nera (Latrodectes tredecimguttatus) e il ragno Violino (Loxosceles rufescens); quest’ultimo tuttavia molto schivo e non aggressivo. In generale comunque le reazioni allergiche son legate all’età e alla sensibilità degli individui morsi.

Curiosità:

Il ragno più bello del mondo: senza dubbio il ragno pavone Maratus speciosus,aracnide australiano che nel tentativo di conquistare la femmina si cimenta in una straordinaria danza durante la quale solleva i lembi della parte posteriore del corpo svelando colori che lasciano senza parole.

Il ragno più intelligente del mondo: appartenente al genere Portia, il ragno saltatore Labiata ha dimostrato in ricerche capacità di apprendimento e problem solving uniche; si nutrono di altri ragni e per catturali imitano infatti le vibrazioni di una preda catturata o di un maschio in corteggiamento; sono in grado di elaborare strategie sempre nuove e di adattarle alla tipologie di animale che ha difronte e che desidera catturare.

Il ragno che vive sott’acqua:il ragno palombaro (Argyroneta acquatica) vive sotto la superficie delle piante d’acqua dolce. Per respirare si costruisce una bolla d’aria sott’acqua, fissandola ad una pianta.

Gli Aracnidi hanno fatto la loro comparsa sulla Terra 400 milioni di anni fa e si sono evoluti e adattati colonizzando praticamente tutti gli habitat.

Hanno diversificato le loro caratteristiche morfologiche e comportamentali sopravvivendo fino ai giorni nostri. Sono, infatti, fra gli organismi etologicamente più interessanti e evolutivamente affascinanti presenti sul nostro pianeta.

Una maggior conoscenza e empatia verso questi animali può certamente contribuire a smorzare quella nube di timore e paura che li circonda.

La Natura cela sempre segreti che lasciano increduli, occorre solo scoprirli!

 

Sara Boninsegna

 

FONTI:

https://www.istitutobeck.com/fobie-specifiche

http://www.sipi-adler.it/wp-content/uploads/2015/04/069_CD_Barbarino.pdfFobie. Le nuove ossessioni del XXI secolohttp://www.toninocantelmi.it/userfiles/articolo-scientifici/Il-trattamento-delle-fobie-specifichenellinfanzia-un-caso-clinico-di-ornitofobia.pdf

GUIDETTI V “Fondamenti di neuropsichiatria dell’infanzia e delI’adolescenza”. II Mulino, Bologna, (2007)https://sei.pagepress.org/index.php/memorie/article/view/memorieSEI.2004.3/59“I RAGNI” di Yves Sciama- DE VECCHIhttps://go.galegroup.com/ps/anonymous?id=GALE

%7CA383050015&sid=googleScholar&v=2.1&it=r&linkaccess=abs&issn=19891709&p=IFME&sw=w

https://www.psicoanalisi.it/etnopsicoanalisi/3578/Ollendick, Davis, & Murris, 2004

http://www.australasianscience.com.au/article/issue-june-2014/brain-beholder-neuroscience-beauty.html

https://www.meduniwien.ac.at/web/en/about-us/news/detailsite/2017/news-in-july-2017/repairing-damaged-nerves-and-tissue-with-spider-threads/

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Articolo scritto da un nostro associato o un collaboratore esterno dell'Associazione ETICOSCIENZA