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IL FUTURO DELLE BARRIERE CORALLINE: I CORALLI DI ACQUA TORBIDA

Articolo di Alessandro Di Bello, nostro associato che ha seguito il corso in Comunicazione e Divulgazione Scientifica

 

Parlando di coralli la prima cosa che ci viene in mente sono le calde lagune di mari tropicali, popolate da banchi di pesi che godono dell’irraggiamento solare. Recentemente sono state scoperte intere barriere coralline in zone dove non si pensava potessero sopravvivere, come nell’estuario del Rio delle Amazzoni. Questi reef, che potrebbero essere la chiave per salvare le barriere coralline tropicali, sono già in pericolo.

Prima di parlare di barriere coralline chiariamo che cosa si intende per coralli.

I coralli non sono altro che scheletri di carbonato di calcio prodotti dall’attività di microorganismi, definiti come animali invertebrati chiamati polipi. Questi organismi vivono in simbiosi con delle micro alghe, i coralli offrono protezione alle alghe e quest’ultime, tramite fotosintesi, assicurano l’assorbimento delle sostanze nutritive ai microorganismi. Le alghe e i coralli hanno bisogno di specifiche condizioni per proliferare, come la presenza di luce solare, una temperatura media e un grado di acidità costante delle acque in cui si trovano. Date queste caratteristiche, le barriere coralline tropicali sono molto suscettibili a cambiamenti di tipo ambientale e possono andare incontro al bleaching, ovvero l’espulsione delle alghe, fenomeno che provoca la morte dei polipi, che si trovano senza nutrienti. Il bleaching in italiano si traduce con sbiancamento, dato che sono proprio le alghe a dare quei colori particolari ai coralli.

Ed è per questo che la scoperta di queste barriere coralline nelle acque torbide della foce del Rio delle Amazzoni è stata una tale sorpresa. La stessa ricercatrice Patricia Yager, professoressa di oceanografia e cambiamenti climatici all’università della Georgia, si definisce “sbalordita” dai risultati delle loro ricerche.

Questi particolari coralli abitano in acque senza esposizione solare e contaminate da molti sedimenti in sospensione trasportati dal fiume. Questo li ha resi molto resistenti e si sta studiando come rispondono a modificazioni del loro habitat causate dall’aumento delle temperature o acidificazione degli oceani, dirette conseguenze dei cambiamenti climatici.

Dato il declino a livello mondiale dei reef tropicali, potrebbe diventare più importante capire quali organismi possono tollerare condizioni più avverse” dice la ricercatrice Rebecca Albright.

Ma questo importantissimo sito di biodiversità è già in pericolo, la foce del Rio delle Amazzoni è diventato un luogo di interesse per le compagnie petrolifere che vorrebbero trivellare in zone circostanti alla barriera.

Nel 2018 partì una campagna di disinformazione condotta da alcuni scienziati, supportata da politici e amministratori di compagnie petrolifere, che cercava di negare l’esistenza di questo reef e sminuirne l’importanza.

Per fortuna una ricerca pubblicata sul giornale “Nature”, condotta da un team di scienziati Brasiliani, smentisce ogni dubbio.

Dobbiamo convincere i negazionisti che il reef è pieno di organismi viventi” dice Michel Michaelovitch de Mahiques, a capo del team di scienziati.

Si pensa che almeno il 25% di tutte le specie marine viva grazie al sostegno di questi habitat unici, è impossibile pensare a un futuro senza ecosistemi del genere.

Queste particolari barriere coralline potrebbero essere la chiave per salvare quelle tropicali, molto sensibili ai cambiamenti climatici, sono un tesoro troppo prezioso per essere perso a causa della corsa al petrolio.

 

Alessandro Di Bello

 

Fonti:

Meyer R., 2016, “Scientist have discovered a 600-mile coral reef”, THE ATLANTIC.

Vidal J., 2016, “Huge coral reef discovered at Amazon river mouth, The Guardian.

Kemeny R., 2019, “The Amazon reef is alive, growing, and Under Threat- Again”, Hakai magazine.

de Mahiques, M.M., Siegle, E., Francini-Filho, R.B. et al., 2019, “Insights on the evolution of the living Great Amazon Reef System, equatorial West Atlantic”, Nature.

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Autore

Articolo scritto da un nostro associato o un collaboratore esterno dell'Associazione ETICOSCIENZA