Articolo di Francesca Bonvini, collaboratrice esterna
Il gatto spesso è l’animale su cui ricade la scelta di molti quando si cerca un compromesso tra il cane, impegnativo e talvolta limitante, e il pesciolino rosso, quasi del tutto a impatto zero sulla vita dei suoi proprietari, ma poco partecipe della vita di famiglia (cosa, anche, imputabile alla limitatezza dell’espressione comportamentale di un pesce dentro una boccia di plastica).
La convinzione secondo cui il micio sia un animale totalmente indipendente, in grado di rimanere solo in casa anche per giorni a patto che gli vengano lasciate ciotole straripanti di crocchette, si basa principalmente sulle modalità, poco esplicite ed evidenti a occhi inesperti, che il gatto utilizza per manifestare il suo disagio.
La vita in casa è ormai una realtà 24 ore su 24 per un gran numero di gatti sia in Italia che in altri paesi e, in alcuni casi, si tratta di una soluzione ottimale – se non l’unica – a una serie di problematiche legate alla sicurezza dell’animale stesso e al tentativo di conservazione della piccola fauna selvatica.
Se da una parte la reclusione in ambiente casalingo è quindi la risposta a tanti problemi, dall’altra c’è il concreto rischio che l’animale vada incontro a cambiamenti comportamentali (da cui derivano poi veri e propri problemi comportamentali e un aumento dell’incidenza di patologie legate all’obesità e al sovrappeso) e a vere e proprie patologie correlate al contesto che, essendo molto diverso da quello naturale, risulta privo di stimoli positivi e quindi potenzialmente molto stressante.
La presenza di situazioni di elevato stress e la sua connessione con patologie più o meno gravi è ampiamente documentata in letteratura scientifica e ci pone davanti a un problema piuttosto spinoso, dal momento che il gatto nella maggior parte dei casi entra a tutti gli effetti a far parte della famiglia, rendendo la sua salute e il suo benessere psicofisico fondamentali per i suoi proprietari.
Una possibile soluzione
Una soluzione è quella di implementare arricchimenti ambientali al contesto dove l’animale vive, permettendogli di sfruttare al meglio lo spazio, aumentare la manifestazione di comportamenti specie specifici e impattando positivamente sulla qualità della sua vita.
L’inserimento di questi accorgimenti è alla portata di tutti e, se fatta con criterio e inventiva, non richiede particolari investimenti di denaro.
Una soluzione apparentemente semplice e immediata potrebbe essere quella di inserire nell’ambiente un secondo gatto, pensando di favorire un’interazione sociale positiva che riduca la noia, aumenti le attività di gioco e i momenti affiliativi e garantisca uno stimolo costante.
Se questa si presenta come un’ottima idea sulla carta è importante dire che non sempre, nella realtà, si traduce in un effettivo miglioramento della vita del nostro amato gatto: la socialità intraspecifica, così importante nella fase deputata alla socializzazione (tra la seconda e la settima settimana di vita del gattino) è infatti potenzialmente stressante e problematica in età adulta.
La socialità del gatto, così flessibile e particolare, è infatti influenzata da tantissimi fattori diversi: non è impossibile vedere due gatti convivere in modo molto positivo e non sono da dimenticare le numerosissime colonie feline che rappresentano un esempio di interazione sociale tra gatti molto ben riuscita, tuttavia accade molto spesso che un gatto, soprattutto se abituato a stare solo, non accetti di buon grado l’inserimento di un altro felino nel suo ambiente.
Possiamo quindi dire che ogni individuo rappresenta un caso a sé stante e che le esperienze passate e la genetica giocano un ruolo fondamentale nel determinare la riuscita dell’utilizzo di un secondo individuo come arricchimento ambientale.
Al contrario è risultato evidente che i gatti accettassero e, anzi, mostrassero una elevata preferenza per un’interazione positiva, costante e prevedibile con un essere umano, favorendo una riduzione dei livelli di stress e favorendo un aumento dell’attività fisica attraverso i momenti di gioco che, abbinata a una dieta correttamente formulata, sono fondamentali per il mantenimento e il raggiungimento di una forma fisica ideale, con tutti i benefici che ne derivano.
Ma cos’altro può fare un proprietario per migliorare la propria casa e renderla “a misura di micio”?
Modifiche fisiche e strutturali e arricchimenti inanimati
Esistono davvero tante possibilità per chi desiderasse inserire degli arricchimenti nel proprio ambiente domestico e, alcune, sono facilmente implementabili da chiunque: un’accortezza molto semplice ad esempio è quella di scegliere con cura i materiali da acquistare, di modo da permettere all’animale di sfruttare i substrati presenti nel suo ambiente per manifestare alcuni comportamenti specie-specifici e favorire la termoregolazione comportamentale.
Cosa significa? Molto semplicemente si possono inserire substrati di legno, materiale sintetico o pile che stimoleranno l’animale a manifestare alcuni comportamenti tipici, come quello di farsi le unghie sulle superfici (con conseguente marcatura odorosa e feromonale). Contemporaneamente saranno di estrema utilità per il gatto che, al contrario di quello che spesso si pensa, individua il suo comfort termico tra i 30 e i 38 gradi centigradi: normalmente la temperatura nelle case si aggira attorno ai 21 gradi e, quindi, fornire all’animale substrati che favoriscano il mantenimento della temperatura corporea può essere un arricchimento molto gradito.
Spazi verticali: un alleato del benessere e un nemico dell’obesità
Una soluzione più impegnativa, ma molto utile è quella dell’inserimento di percorsi sopraelevati e spazi verticali: il gatto trarrà grande vantaggio dall’aumento di controllo sull’ambiente circostante e aumenterà notevolmente i momenti deputati all’attività fisica. Aggiungendo percorsi verticali è inoltre possibile aumentare lo spazio a disposizione del micio, permettendo una migliore interazione sociale qualora siano presenti più esemplari in un unico ambiente.
Nascondigli e nicchie: una necessità per tutti i mici!
Complementari agli spazi verticali sono invece i nascondigli: sul mercato esistono nicchie di tutte le fogge e materiali e sono vendute a prezzi estremamente abbordabili. La possibilità di nascondersi e evitare le interazioni sociali, siano esse con l’uomo, con altre specie animali o persino con altri gatti, è fondamentale per ridurre i livelli di stress quando sono particolarmente elevati. L’utilizzo di nicchie per nascondersi è, ad esempio, molto frequente quando l’animale viene inserito in un nuovo ambiente, situazione in cui si presentano problematiche di neofobia e di sofferenza legata al distacco da un ambiente familiare e, persino, dal suo proprietario.
Una soluzione interessante è quella del tiragraffi ad albero che riunisce, anche se in modo parziale, le caratteristiche degli spazi verticali e dei nascondigli, il tutto condito dall’utilizzo di substrati estremamente graditi al gatto.
Giocattoli che risveglino il predatore
Giocattolini semoventi, capaci di mimare il movimento delle piccole prede e stimolare la messa in atto della sequenza di caccia sono di grande interesse per il gatto.
Molti degli arricchimenti ambientali sfruttano la natura da predatore del gatto, ma il rischio, anche dei giocattoli, è quello di fare più male che bene: la frustrazione legata all’impossibilità di concludere la sequenza di caccia con l’atto consumatorio (cibandosi quindi della preda) è elevato.
I food puzzle: stimolare la mente per migliorare il corpo
Una possibile soluzione e risposta a questa problematica è l’utilizzo di arricchimenti ambientali alimentari quali ad esempio i food puzzle. Esistono tantissimi modelli di food puzzle, ma essenzialmente si tratta di oggetti che trattengono il cibo e lo rilasciano solo in seguito a una manipolazione da parte dell’animale. La loro implementazione all’interno dell’ambiente domestico può portare a molti benefici per l’animale: è infatti un validissimo aiuto nel tentativo di mantenere o raggiungere un peso ideale, combattendo quindi obesità e sovrappeso, e permette al gatto di sfruttare la sequenza di caccia con successo, stimolandolo a livello cognitivo e, in alcuni casi, aiutandolo persino ad aumentare la memoria.
I rischi dell’utilizzo del food puzzle sono principalmente legati al livello di difficoltà: ogni puzzle si colloca in un livello di difficoltà diverso ed è importante conoscere il nostro gatto e sapergli proporre delle sfide adatte alle sue capacità per evitare la già citata frustrazione.
In linea di massima l’inserimento di un food puzzle nell’ambiente richiede la supervisione da parte del proprietario, ma se fatto nel modo corretto si può persino arrivare ad alimentare il gatto totalmente con l’utilizzo di food puzzle!
Arricchimenti ambientali sensoriali
Abbiamo poi una serie di arricchimenti di tipo sensoriale, da quelli visivi (monitor e finestre) fino a quelli ferormonali.
Arricchimenti visivi
L’utilizzo di monitor che riproducano immagini di piccoli animali in movimento è risultato essere di grande interesse per i gatti e lo stesso vale per la possibilità di accedere – in sicurezza – a una finestra che permetta all’animale di osservare contesti il più possibile movimentati, riducendo la noia e aumentando, in alcuni casi, l’attività motoria.
Come è facile intuire anche in questo caso il rischio è quello di provocare un senso di frustrazione, cosa che vale anche e soprattutto per i puntatori laser che molto spesso vengono utilizzati per intrattenere i mici. In ogni caso si tratta di stimoli a cui il gatto può facilmente sottrarsi.
Arricchimenti uditivi
Esistono anche arricchimenti di tipo uditivo, musica composta e pensata specificatamente per i gatti e che permette di stimolare una serie di comportamenti specie-specifici positivi.
Per comporre la cosiddetta cat music si tiene conto delle frequenze percepite dai gatti (dai 20 Hz ai 100.000 Hz) e si ripropongono suoni e ritmiche tipiche di alcuni comportamenti positivi come ad esempio le fusa.
Arricchimenti olfattivi
L’arricchimento olfattivo è conosciuto: l’utilizzo di giocattoli imbottiti di erba gatta (Nepeta cataria) è molto comune. Quest’erba, grazie alla presenza del nepetalactone, stimola nei mici una risposta euforica ben conosciuta da chiunque abbia un gatto. Purtroppo, non tutti i mici rispondono allo stimolo presentato dall’erba gatta: una valida alternativa è quella della Actinidia polygama (matatabi) che, invece, in alcuni studi, ha stimolato un comportamento euforico (senza effetti collaterali dannosi per la salute) nel 79% dei gatti presi in esame! Questa risposta estremamente positiva è sicuramente stimolata dalla presenza, nella struttura del matatabi, di 6 componenti attivi simili al nepetalactone, ma, è estremamente probabile che, vista l’intensità e la frequenza della risposta, sia da correlare anche alla capacità dei gatti di identificare l’iridomirmecina e l’isodihydronepetalactone, presenti nelle galle del matatabi.
Alcune aziende hanno iniziato a proporre giocattoli imbottiti in matatabi riscuotendo grande successo.
Arricchimenti feromonali
Abbiamo infine gli arricchimenti di tipo feromonale, anch’essi conosciuti e ampiamente utilizzati con successo: la riproduzione sintetica di F3 ed F4, i feromoni secreti dai gatti rispettivamente per identificare gli spazi conosciuti e in contesti affiliativi positivi, ha permesso di sfruttare questi segnali chimici per aiutare i mici a introdursi in ambienti sconosciuti senza paure e per socializzare in modo positivo.
Per concludere…
Questo breve excursus sugli arricchimenti ambientali ci permette di capire come la presenza e la partecipazione attiva del proprietario siano elementi fondamentali, sia per l’implementazione corretta degli arricchimenti, sia per la scelta degli stessi, nel rispetto delle preferenze e dell’indole dell’animale.
Questi accorgimenti sono adatti a tutti i contesti di confinamento in cui il gatto si trova a passare il suo tempo, dalla casa alla pensione (un esempio molto positivo è quello della pensione Il Condomicio di Novate Milanese), fino ad arrivare alla clinica veterinaria, permettendo al micio di vivere al meglio una situazione che, senz’altro si discosta notevolmente da quella naturale.
Francesca Bonvini
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Articolo scritto da un nostro associato o un collaboratore esterno dell’Associazione ETICOSCIENZA