Articolo pubblicato dalla nostra collaboratrice Santi Nicole Sara, che ha seguito il nostro corso di “Comunicazione e Divulgazione scientifica”.
La crescita della popolazione mondiale è un fenomeno che preoccupa molto a livello di sostenibilità ecologica ed ambientale. Ad aggravare la situazione a livello europeo è il processo di urbanizzazione, evento per cui la popolazione tende a spostarsi dalle campagne ai centri cittadini. Le città diventano sempre più bacini economici, sociali e culturali, fonti di lavoro e di prospettive future. Ma quali sono le conseguenze dell’urbanizzazione e dell’antropizzazione a livello ambientale?
Urbanizzazione e antropizzazione
Secondo una ricerca condotta dall’Istat nel 2017 la popolazione italiana che vive in un contesto urbano è pari a circa 22 milioni, corrispondente ad oltre un terzo della popolazione nazionale. Tra il 2001 e il 2011 le aree urbane sono aumentate dell’8.7%, corrispondente a 1’600 km2. Soprattutto durante i periodi di crisi economica vi è la tendenza a trasferirsi nei pressi delle città in quanto queste ultime offrono più risorse a livello lavorativo. Le città crescono, aumenta la dimensione della zona periferica e la densità della popolazione è in continuo incremento. Vi è poi la necessità di creare delle reti di trasporto tra le varie città: vengono così costruite reti ferroviarie, strade, autostrade e aeroporti. Per minimizzare i costi e i tempi di percorrenza spesso si sceglie la via più rapida, magari tagliando in due una campagna o attraversando totalmente un bosco. In una realtà sociale che è sempre più interconnessa e globalizzata urge la necessità di essere veloci, dinamici e in costante movimento, tutto questo a scapito della natura e dell’ambiente in cui viviamo. Se, fino a qualche centinaio di anni fa, potevamo immaginare un mondo verde con qualche chiazza grigia qua e là in corrispondenza dei centri urbani, ora dobbiamo immaginare la rappresentazione del nostro territorio come l’esatto negativo: un mondo grigio, con qualche scorcio di verde ogni tanto. Ma quali sono i reali effetti e conseguenze della frammentazione del territorio?
L’ecosistema
Un ecosistema viene definito come l’insieme di organismi viventi e materia non vivente ed è caratterizzato da continui scambi tra i vari componenti. Nel complesso viene stabilito un perfetto e delicatissimo equilibrio, il quale permette l’utilizzo e il continuo rigenerarsi delle risorse al suo interno. L’ecosistema è quindi in grado di autosostenersi grazie all’energia che viene prodotta al suo interno. Gli ecosistemi fungono da preziosissime risorse anche per noi e assumono due valori. Un primo valore è dato dall’uso diretto della risorsa, ad esempio il consumo di acqua o di carne. Il secondo valore è invece indiretto e racchiude tutti i servizi che l’ecosistema offre gratuitamente all’uomo, ad esempio la stabilità dei versanti delle montagne grazie alla presenza del bosco. Anche la sensazione di benessere che si prova quando si è immersi in un luogo particolarmente naturale è uno dei valori indiretti che l’ecosistema può offrirci.
Più il tasso di biodiversità è elevato, maggiore è l’energia prodotta da un ecosistema. La produttività del sistema, quindi l’energia “surplus” prodotta, è strettamente legata al numero di specie presenti nell’area considerata. Più biodiversità è sinonimo di maggiori interazioni, maggiori scambi, maggiore dinamicità.
Conservare la risorsa non significa renderla intoccabile o non più accessibile, bensì significa ottimizzare l’utilizzo dell’ambiente naturale in modo tale per cui l’ecosistema in se abbia ancora la capacità di generarsi e continuare a sostentarsi.
La frammentazione del territorio
La costruzione di strade, viadotti e ferrovie sono un enorme danno agli ecosistemi. L’aumento dell’antropizzazione ha principalmente due effetti devastanti: la riduzione della capacità di autoregolazione dell’ecosistema (diminuzione di resilienza ambientale) e la profonda alterazione del delicato equilibrio tra le componenti dell’ecosistema stesso. Vi è poi l’inevitabile perdita di biodiversità che va ad aggravare la situazione ambientale e la capacità di autorigenerazione.
Quando un ambiente omogeneo perde la sua continuità a causa di opere antropiche vi è una parcellizzazione territoriale e questo ha come effetto la diminuzione dell’habitat per la fauna nonché la frammentazione dell’ambiente. Nel processo di diminuzione di un’area territoriale non si può certo trascurare l’effetto margine. Se prendiamo come esempio un bosco possiamo suddividerlo in due zone: una interna, estremamente produttiva, e una fascia esterna che funge da margine. Se questa area viene divisa in due la zona interna viene estremamente ridotta mentre la fascia esterna aumenta notevolmente le sue dimensioni. Le due zone hanno caratteristiche e funzioni diverse e conseguentemente ospitano al loro interno diverse tipologie di specie animali. L’impatto negativo è quindi inversamente proporzionale alla dimensione originaria del territorio frammentato: più piccolo è il territorio, maggiore è il danno in caso di frammentazione.
Sono principalmente 3 i fattori che determinano gli effetti causati dalla frammentazione. In primo luogo ritroviamo il numero di frammenti, quindi in quante parti è stato suddiviso il territorio naturale originale. Il secondo fattore che gioca un ruolo determinante è la dimensione media dei frammenti e il relativo effetto margine illustrato precedentemente. L’ultimo fattore è legato all’isolamento medio dei frammenti, ovvero quanto sono distanziati l’uno dall’altro. La combinazione di queste tre variabili permette di stabilire quanto un ecosistema viene danneggiato dalla frammentazione territoriale. L’effetto principale è comunque quello di limitare il movimento e la dispersione della fauna sul territorio. Come conseguenza vi è la competizione intra- e interspecifica per le risorse, ecco quindi spiegato il perché della riduzione della biodiversità. A livello locale infatti se il territorio a disposizione è troppo piccolo una specie più estinguersi immediatamente oppure la popolazione subisce un drastico calo, portando ad una riduzione genetica al suo interno e, di nuovo, la successiva estinzione.
Le reti ecologiche
La frammentazione del territorio è una triste realtà in cui siamo tutti coinvolti e diventerà sempre più un problema a livello ambientale. Fortunatamente esistono degli ambiti nell’ecologia che si occupano dello studio e della conservazione del territorio ed esistono delle soluzioni a questo tipo di problematiche. Le soluzioni devono chiaramente essere pianificate sul medio – lungo periodo in quanto l’ecosistema deve avere il tempo di riadattarsi e trovare nuovamente l’equilibrio. Una di queste possibili soluzioni sono appunto le reti ecologiche, dei sistemi di connessione tra i frammenti rimanenti che permettono la mobilità della fauna tra le varie parcelle. Una volta individuati i frammenti si cercano le vie più semplici ma soprattutto più funzionali per poter permettere alla fauna di spostarsi liberamente tra i vari territori, in modo da garantire, oltre alla libertà di movimento, una continua rigenerazione del sistema. I fondamenti principali sono l’aumento della quantità di habitat ma soprattutto la qualità dei vari frammenti, i quali non sono più isolati ma interconnessi tra loro da “corridoi ecologici”. Si cerca quindi di rivitalizzare i frammenti che diventano area principale attraverso la continuità data dalle connessioni ecologiche.
Esistono ponti per ungulati e piccoli mammiferi, viadotti per anfibi, siepi e filari per insetti. La continuità tra i vari frammenti può essere creata in diversi modi, in funzione dei bisogni specie – specifici della specie che si vuole andare a tutelare!
Il contributo dei cittadini
La frammentazione del territorio sembra essere un problema comune ma una responsabilità di nessuno. In realtà non è così, ognuno di noi ha la possibilità di contribuire alla riduzione di questo fenomeno! Uno dei primi passi a livello politico è sicuramente quello di incrementare la portata delle vie di transito già presenti, in modo da non dover frammentare ulteriormente il territorio ma poter comunque adempire alle necessità dei cittadini. Ottimizzare le strutture già presenti permetterebbe di sfruttarne a pieno le potenzialità senza dover incidere a livello ambientale! Un’altra azione che potrebbe davvero fare la differenza, questa volta su un piano pratico e del vivere quotidiano, è quello di creare delle micro – reti ecologiche nelle nostre proprietà: giardini, balconi, tetti, … Piantare fiori e piante da frutto autoctone (quindi la cui origine è locale) al fine di avere una gestione più naturale del proprio giardino permetterebbe a insetti di vario genere di continuare la loro esistenza e garantire così l’esistenza di un essenziale anello della catena ecologica. È importante che la scelta delle specie vegetali sia ben ponderata: piantare fiori di origine esotica, oltre ad essere un potenziale danno ecologico a causa della dispersione dei semi e la conseguente possibile competizione con le specie locali, potrebbe non essere apprezzata dalle specie animali presenti sul proprio territorio. Per garantire la reale funzionalità dell’operato è importante che vengano utilizzate piante e fiori che vengono ritrovate nella composizione dell’habitat delle specie animali che intendiamo preservare!
Il nostro pensare estremamente antropocentrico ci fa spesso dimenticare del valore esistenziale che un ecosistema può assumere. Ambienti naturali, biodiversità e territori incontaminati assumono una valenza insostituibile ed è una nostra responsabilità proteggerli e conservarli quanto meglio possibile. Il valore che può avere un ecosistema, sia diretto che indiretto, non è riproducibile da nessun altro tipo di sistema e per questo motivo è di fondamentale importanza rispettarne il preziosissimo equilibrio. Ricordiamoci di essere ospiti su questa Terra e come tali abbiamo il dovere di rispettarne gli spazi e gli altri abitanti!
Santi Nicole Sara
Bibliografia e sitografia
• “L’importanza di “fare rete”: dalla rete ecologica a quella sociale”; presentazione di Adriano Martinoli; 26.04.2018
• “Forme, livelli e dinamiche dell’urbanizzazione in italia”; pubblicato da Istat*; 2017
• “Frammentazione del territorio da infrastrutture lineari”; pubblicato da ISPRA**; 2011
• http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/istat-10-anni-citta-cresciute-8-c8ded0d8-ce32-44c9-9e47-978b701945a8.html?refresh_ce
• http://www.isprambiente.gov.it/it/progetti/biodiversita-1/reti-ecologiche-e-pianificazione-territoriale/reti-ecologiche-a-scala-locale-apat-2003/cose-una-rete-ecologica
Fonte Figura 2: https://graphics.straitstimes.com/STI/STIMEDIA/Interactives/2015/11/feature-ecolink-BKE-national-parks/index.html
*Istituto nazionale di statistica
**Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale
Articolo scritto da un nostro associato o un collaboratore esterno dell’Associazione ETICOSCIENZA
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