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ABBIAMO DIMINUITO LE POPOLAZIONI DEI VERTEBRATI DEL 60% IN 44 ANNI

Leggendo i titoli delle ultime notizie di questi giorni si respira un’allarmante pessimismo circa le estinzioni del nostro pianeta. Occhio però a saper leggere le notizie. I titoli che si trovano sono:  In 40 anni abbiamo distrutto il 60% della fauna selvatica del pianeta.  Per quanto la notizia sia comunque drammaticamente pericolosa, non è esattamente così.

Quello che è successo è che dal 1970 al 2014 siamo riusciti a spazzare via il 60% DELLE POPOLAZIONI di mammiferi, rettili, pesci, uccelli e anfibi selvatici. Non si sono quindi estinti il 60% degli animali della Terra, che è ciò che emerge leggendo alcuni titoli. Abbiamo perso il 60% delle popolazioni dei vertebrati selvatici ed è stata colpa nostra- che è una notizia terribilmente tragica, con punte dell’89% in Centro e Sud America.
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Le minacce che stanno minando le oltre 8.500 specie a rischio di estinzione, presenti nella Lista Rossa (Red List) dell’IUCN, riguardano soprattutto il sovrasfruttamento e le modifiche degli ambienti naturali, in particolare quelle dovute all’agricoltura. Delle piante e di buona parte degli animali vertebrati (mammiferi, uccelli, rettili e anfibi) che si sono estinti dal 1500 ad oggi, il 75% di queste estinzioni è stata causata dal sovrasfruttamento e dall’agricoltura. Altre minacce derivano dal cambiamento climatico, che sta diventando un driver crescente, dall’inquinamento, dalle specie invasive – che noi abbiamo spostato in tante aree del pianeta dove prima non esistevano e che fanno concorrenza a tante specie autoctone – dalle dighe e dalle miniere.

“Siamo come dei sonnambuli che si dirigono verso il bordo di una scogliera – ha dichiarato Mike Barrett, direttore esecutivo per la scienza e la conservazione del WWF – Se ci fosse un calo del 60% nella popolazione umana, sarebbe equivalente allo svuotamento di Nord America, Sud America, Africa, Europa, Cina e Oceania. Questo, in proporzione, è quello che abbiamo fatto” chiosa. Ma non è tutto: oltre ad aver portato all’estinzione di numerosi animali, le attività umane secondo il WWF hanno portato all’abbattimento del 20% della foresta Amazzonica in soli 50 anni e alla distruzione di oltre il 50% dei coralli superficiali in 30 anni, in un declino che di questo passo ci porterà a non avere più un futuro su questo pianeta.

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Il forte declino del numero di animali, pesci e uccelli è stato calcolato analizzando 10.000 diverse popolazioni, coprendo in totale 3.000 specie. Questi dati sono stati quindi, per la prima volta, utilizzati per creare un “Living Planet Index” (LPI) rappresentativo, che riflette lo stato di tutti i 45.000 vertebrati conosciuti.

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“Se la metà degli animali morisse nello zoo di Londra la prossima settimana sarebbe una notizia in prima pagina”, ha detto il professor Ken Norris, direttore scientifico della ZSL. “Ma questo sta accadendo in grandi spazi aperti. Questo danno non è inevitabile, ma una conseguenza del modo in cui scegliamo di vivere.” Ha detto che la natura, che fornisce cibo e acqua e aria pulita, è essenziale per il benessere umano. Tutte le ricerche scientifiche dimostrano l’incalcolabile importanza dei sistemi naturali per la nostra salute, il nostro benessere, la nostra alimentazione e la nostra sicurezza. Tutte le nostre attività economiche dipendono dai servizi che ci offre la natura. Globalmente è stato stimato che la natura offre servizi che possono essere valutati intorno a 125.000 miliardi di dollari. Tuttavia, la natura e la biodiversità stanno progressivamente scomparendo ad una velocità allarmante a causa della nostra domanda crescente di energia, acqua e suolo. È  la prima volta nella storia della Terra che una singola specie, l’Homo sapiens, esercita un impatto così forte sul pianeta.

Un secondo indice nel nuovo rapporto Living Planet calcola l'”impronta ecologica” dell’umanità, ovvero la scala con cui sta esaurendo le risorse naturali. Attualmente, la popolazione mondiale abbatte gli alberi più velocemente di quanto facciano, ripescando i pesci più velocemente di quanto gli oceani possano rifornire, pompando acqua da fiumi e falde più velocemente di quanto le piogge possano ricostituirli ed emettere più anidride carbonica che riscalda il clima che gli oceani e le foreste possono assorbire.
Il declino più rapido tra le popolazioni di animali è stato riscontrato negli ecosistemi di acqua dolce, dove i numeri sono crollati del 75% dal 1970. “I fiumi sono il fondo del sistema”, ha affermato Dave Tickner, principale consigliere dell’acqua dolce del WWF. “Qualunque cosa accada sulla terra, tutto finisce nei fiumi”. Ad esempio, ha detto, decine di miliardi di tonnellate di effluenti vengono scaricati nel Gange in India ogni anno.

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La presidente del WWF Italia Donatella Bianchi ha dichiarato: “In appena 50 anni il 20% della superficie delle foreste dell’Amazzonia è scomparsa mentre gli ambienti marini del mondo hanno perso quasi la metà dei coralli negli ultimi 30 anni. Il Living Planet Report 2018 richiama ad un impegno deciso per invertire la tendenza negativa della perdita della biodiversità. Il mondo ha bisogno di una Roadmap dal 2020 al 2050 con obiettivi chiari e ben definiti, di un set di azioni credibili per ripristinare i sistemi naturali e ristabilire un livello capace di dare benessere e prosperità all’umanità”.

Da questi e da altri numeri che riempiono le pagine del report ha origine l’appello, o meglio il grido d’allarme, dell’associazione che chiede alle nazioni della Terra di impegnarsi in un “global deal” per la natura e le persone, con l’obiettivo di invertire questa tendenza di progressiva perdita della ricchezza della vita sulla Terra. L’obiettivo è non solo preservare le risorse naturali ma anche realizzare una più equa distribuzione che consenta di garantire in modo sostenibile il nutrimento ad una popolazione crescente, di limitare il riscaldamento globale a 1,5° e di ripristinare i sistemi ambientali che vanno via via perdendosi.

Fonti:
*www.wwf.it/il_pianeta/sostenibilita/one_planet_economy/living_planet_report_2018/index.cfm
*www.wwf.it/news/notizie/?43300/In-44-anni–collassato-il-60-dei-vertebrati
*www.theguardian.com/environment/2014/sep/29/earth-lost-50-wildlife-in-40-years-wwf
*www.corriere.it/animali/18_ottobre_30/40-anni-abbiamo-fatto-scomparire-60percento-animali-vertebrati-ed-ecco-perche-rischiamo-anche-noi-fba41962-dc27-11e8-8bd6-c59ffaae6497.shtml

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Autore

Etologa

Laurea Magistrale in Evoluzione del Comportamento Animale e dell'Uomo presso l'Università di Torino. Dopo aver svolto uno stage formativo presso il "Bioparc Valencia" (Valencia, Spagna) ed essere stata guida naturalista e ricercatrice presso "Monkeyland Primate Sanctuary" (Plettenberg Bay, Sudafrica), ha ricoperto il ruolo di Wildlife Manager presso "Kids Saving the Rainforest - Wildlife Sanctuary and Rescue Center" (Quepos, Costa Rica). E' stata finalista nazionale del contest di comunicazione scientifica "Famelab 2018" ed ha partecipato come relatrice a TEDxRovigo 2019. Dal 2019 è guida escursionistica ambientale certificata e socia della Società Italiana di Etologia. Nel 2020 ha ottenuto l'attestato FGASA come guida safari in Africa e il certificato di Track and Sign da Cybertracker level I. Attualmente si occupa di divulgazione scientifica presso l'Associazione ETICOSCIENZA. Da marzo 2021 è stata nominata all'interno del Consiglio di Amministrazione del Bioparco di Roma.

chiaragrasso.eticoscienza@gmail.com