Articolo di Margherita Paiano, nostra associata e collaboratrice
Usare uno strumento vuol dire attribuire ad un semplice oggetto un significato che va al di là delle sue caratteristiche. Ad esempio, un semplice sasso diventa un “martello” nel momento in cui “sta per” la sua funzione (Seed e Byrne, 2010).
Questo ci suggerisce che, per usare un qualsiasi oggetto, devo comprendere le sue proprietà fisiche (peso, forma, consistenza), il mio scopo (ovvero cosa mi può aiutare a fare), il piano d’azione (come posso utilizzarlo) e la flessibilità (vale a dire come posso adattarlo a esigenze diverse). Detto più semplicemente: rappresentazioni mentali.
É noto ormai da tempo che la fabbricazione e l’uso di strumenti non appartiene solo agli umani, Jane Goodall fu pioniera di quest’idea. Ma se gli animali usano e fabbricano utensili hanno anche loro le rappresentazioni mentali di cui parlavamo prima?
I corvi della Nuova Caledonia realizzano e usano strumenti in natura per catturare insetti. Realizzano strumenti con delle foglie ma anche con materiali nuovi (fili di ferro). Sanno quindi distinguere i diversi materiali?
I babbuini lanciano pietre contro i predatori (es. ghepardi). Lo fanno casualmente solo per tentare di sopravvivere o perché sanno che le pietre, lanciate addosso con una certa forza, possono provocare dolore e quindi creare la conseguente fuga dei ghepardi?
I cebi dai cornetti, gli scimpanzé e anche i corvi della Nuova Caledonia, trasportano strumenti per lunghe distanze (50-200 m) fino al sito dove poi li utilizzeranno. Quindi realizzano degli strumenti in anticipo. Può essere questo esempio di un ragionamento di pianificazione?
Le differenze geografiche sono invece ciò che ci può far riflettere quella che prima abbiamo denominato flessibilità: gli scimpanzé dell’Africa Occidentale, ma non di quella Orientale, aprono le noci rompendole con le pietre. Nella savana in Senegal, invece, una comunità di scimpanzé usa bastoni appuntiti come «lance» per cacciare galagoni (prima evidenza di uso di strumenti per la caccia oltre all’uomo). Quindi, anche se della stessa specie, costruiscono strumenti diversi e li utilizzano in modo differente.
C’è chi vede nell’utilizzo di tools la presenza di un ragionamento, altri in un’ottica pavloviana, cercano di spiegare tutto tramite il condizionamento stimolo-risposta.
Tu cosa ne pensi? C’è un ragionamento dietro? Gli animali possiedono le rappresentazioni mentali?
Intanto ci portiamo a casa un importante messaggio: non siamo gli unici a creare e usare oggetti. Forse questa capacità cognitiva è molto più antica e diffusa tra gli animali di quanto potessimo pensare all’inizio.
Margherita Paiano
BIBLIOGRAFIA
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Amanda Seed, Richard Byrne, Animal Tool-Use, Current Biology, Volume 20, Issue 23 (2010), p. 1032 – 1039
Articolo scritto da un nostro associato o un collaboratore esterno dell’Associazione ETICOSCIENZA
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