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INSETTI PIU’ EFFICACI DEGLI INSETTICIDI: LA TECNICA DEL SIT

insetti

Insetti più efficaci degli insetticidi: come l’uso della tecnica dell’insetto sterile abbraccia l’ambiente eliminando i parassiti.

 

Articolo di Sara Liburdi, nostra associata e collaboratrice.

 

La tecnica dell’insetto sterile, denominata anche SIT, prevede la produzione in massa di insetti, in particolare di maschi, che vengono sterilizzati e successivamente reinseriti nell’ambiente per accoppiarsi con le femmine di parassiti presenti sul territorio impedendone la capacità di produrre prole. Risulta curioso pensare di usare gli insetti come insetticidi, ma ad oggi questa procedura è la pratica più “ecologically-correct” che si conosce per contrastare i parassiti soprattutto nell’ambito agricolo. Inizialmente ci sono stati progetti simili basati sul controllo biologico cosiddetto classico, dove sono necessarie più considerazioni specifiche in base ai diversi fattori ambientali e alle specie di insetto coinvolto, ma il SIT è qualcosa di ben diverso. Innanzitutto, la procedura di sterilizzazione prevede l’uso di raggi x o raggi gamma, in alcuni casi si ricorre anche all’ingegneria genetica, che non danneggiano l’insetto in sé, ma ne impediscono solamente la funzionalità gametica, quindi sono in grado di accoppiarsi, ma non di riprodursi. Ovviamente parlando d’insetti si deve parlare di grandi numeri, infatti sono state create delle vere e proprie industrie per produrre questi insetti, dette appunto biofabbriche, che permettono di generare insetti specifici e in grandi quantità per praticare il SIT. Molti sono scettici riguardo a questa procedura, principalmente per il fatto che in qualche modo si manipola la natura, ma in realtà non è una considerazione del tutto corretta. In primo luogo, perché non riproducendosi l’insetto mutato è destinato a morire impedendo però anche il replicarsi del parassita con cui si accoppia e non permette a specie non native di invadere quell’ambiente, cosa che invece con il controllo biologico classico avveniva. La Convenzione internazionale sulla protezione delle piante stessa, ha definito gli insetti sterili “organismi utili”. La tecnica dell’insetto sterile viene utilizzata da circa 60 anni ed è applicata in sei continenti, oltretutto enti come la FAO hanno garantito l’implementazione di tecniche basate sull’energia nucleare che non danneggino in alcun modo l’ambiente e favoriscano in maniera sana la produzione agricola. Un esempio eclatante in Italia è quello applicato sulla Ceartitis capitata (Diptera: Tephritidae), che è un parassita originario dell’Africa e si è diffuso rapidamente su tutta la costa mediterranea, provocando danni alla frutta e quindi all’intero settore agricolo. A causa di un’altra problematica sempre crescente, ossia i cambiamenti climatici, questo dittero è arrivato a fino alle zone del Trentino attaccando in maniera massiccia le coltivazioni di mele. La tecnica del maschio sterile, è quella che è stata messa in atto dagli agricoltori locali, proprio perché interessa un distretto piccolo e quindi è facilmente attuabile e quasi sicuramente darà i risultati sperati. La mosca Mediterranea della frutta viene tuttora proficuamente controllata da questa metodologia, anzi alcuni enti, stanno lavorando sulla modalità di rilascio dell’insetto sterile, e hanno iniziato una serie di sperimentazioni usando i droni. Ovviamente come tutte le tecniche, ha dei limiti anche il SIT, infatti non bisogna avere un’area troppo vasta altrimenti gli insetti sterili si disperdono, bisogna verificare le modalità di accoppiamento dei vari insetti e soprattutto se gli insetti parassiti che si vogliono contrastare si accoppiano solo una volta oppure no, nel cado fosse vera la seconda il SIT non sarebbe più efficace, e bisogna avere a disposizione una biofabbrica che rifornisca costantemente di questi insetti che devono essere rilasciati in maniera massiccia. In ogni caso, la tecnica dell’insetto sterile è una vera avanguardia del controllo biologico, e sta portando al tramontare degli insetticidi, che oltre ad essere altamente tossici per l’ambiente, favoriscono anche le forme di resistenza, ossia insetti non più sensibili all’insetticida., che si riproducono quindi in maniera incontrollata.

 

Sara Liburdi

 

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Articolo scritto da un nostro associato o un collaboratore esterno dell'Associazione ETICOSCIENZA