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TRAINING ANIMALE: COS’É E QUANDO SERVE

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Premessa

Il presente articolo tratterà, possibilmente in maniera chiara e concisa, un tema complesso che meriterebbe una più ampia discussione. In questa sede ci limiteremo ad esplorare da un punto di vista scientifico gli aspetti principali che riguardano il training in ambiente controllato per strutture zoologiche (bioparchi, zoo, acquari, santuari, centri di recupero).

Che cos’è l’animal training veterinario in ambiente controllato?

Il training o addestramento degli animali in strutture zoologiche comprende una serie di tecniche che servono per abituare l’animale al contatto o alla manipolazione umana, rigorosamente per motivi veterinari. L’animal training deve essere svolto necessariamente da personale esperto e qualificato. L’animale non deve essere obbligato a compiere determinate azioni o comportamenti, e per questo è necessario molto tempo e molta pazienza prima di arrivare ai risultati sperati. Esistono diverse linee guida a seconda delle varie specie, ma i principi alla base dell’animal training sono sempre gli stessi. Il training deve essere svolto in totale sicurezza sia per gli animali che per gli operatori, possibilmente non a diretto contatto.

Le strutture zoologiche europee che fanno parte del network dell’EAZA (European Association of Zoos and Aquaria) devono seguire precisi standard riguardo il training degli animali da loro ospitati. Ad esempio, il training animale deve essere esclusivamente con rinforzo positivo (di solito cibo), con l’animale già sazio e con libertà di scegliere se seguire il training oppure astenersi ed allontanarsi. 

É necessario l’animal training per le strutture zoologiche? A cosa serve?

Le tecniche di training permettono agli operatori di facilitare le procedure veterinarie (visite, monitoraggi, somministrazione di farmaci, prelievi di sangue, operazioni) per animali selvatici che vivono in ambiente controllato. Inoltre,  il training veterinario serve ad abituare l’animale alle strumentazioni tecniche utilizzate dagli operatori stessi. Solitamente il training viene svolto nel reparto interno delle strutture zoologiche, anche per evitare un’eccessiva esibizione di queste tecniche ad un pubblico generalista che potrebbe interpretarle in maniera errata, non comprendendone i reali scopi. D’altra parte, mostrare al pubblico le tecniche di training, con le opportune spiegazioni, potrebbe essere utile per divulgare temi importanti riguardanti il benessere animale.

Le sessioni di training vengono pianificate e monitorate con cura, studiando in maniera dettagliata le reazioni degli animali, la loro personalità e il loro rapporto con gli operatori.

Il training, fatto in maniera corretta e seguendo le linee guida, ha uno stretto legame con il benessere degli animali ospitati nelle strutture. Senza queste procedure di abituazione l’animale rischierebbe di stressarsi troppo anche solo per un controllo di routine. 

Addirittura, secondo alcuni studi, il training veterinario può essere considerato come una forma di arricchimento ambientale per questi animali. 

Per chiunque volesse approfondire il tema sul training, suggeriamo di seguire i capitoli dedicati all’interno delle guide redatte dall’AZA (Association of Zoos & Aquariums) per ogni singola specie. Qui, ad esempio, potrete consultare la guida per i leoni (scaricabile da qui).

Ecco un esempio di prelievo di sangue fatto ad una tigre fatto nel reparto interno. Quello che vediamo è il risultato di una lunga procedura di training. 

Di seguito possiamo vedere un altro esempio di applicazione del training veterinario, questa volta su pinnipedi.

 

É giusto utilizzare l’animal training per far esibire gli animali in spettacoli per il pubblico?

training animale

Assolutamente no.  Diffidate da tutte le strutture che sfruttano gli animali ospitati per farli esibire con il solo scopo di guadagnare soldi. Il training deve avere come unico obiettivo quello di migliorare il benessere animale. Per questo motivo, gli spettacoli con animali sono da condannare perché non rispettano gli standard etologici delle specie. 

Per gli stessi motivi riteniamo sbagliato consentire al pubblico di venire a contatto con gli animali ospitati nelle strutture zoologiche. Anche se si tratta di animali abituati alle persone, gli incontri diretti (hands on) con gli animali possono causare stress per gli animali e mettere in pericolo le persone. Inoltre, in molti casi si manda un messaggio diseducativo verso la detenzione come animali da compagnia di specie selvatiche (spesso a rischio d’estinzione). Questa pratica, utilizzata in alcune strutture zoologiche (ad esempio in America), con i famosi “animali ambasciatori”, andrebbe sicuramente evitata. 

 

Articolo di Christian Lenzi

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