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THAILANDIA, ELEFANTI E SANTUARI “ETICI”: ECCO LA VERITÀ

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Secondo varie guide turistiche, blog, forum e articoli divulgativi, farsi il bagno con gli elefanti è una valida alternativa rispetto alle pratiche poco etiche collegate al turismo con gli elefanti in Thailandia. Ma è davvero un’attività sostenibile che rispetta il benessere degli animali? Scopriamolo insieme.
 

Durante le vacanze, sopratutto in posti esotici e tropicali, capita spesso di avere l’opportunità di interagire direttamente con gli animali selvatici tenuti in cattività. Tigri, bradipi, leoni, iguane, pappagalli, scimpanzé….gli esempi sono davvero tantissimi. In due articoli precedenti vi avevamo già raccontato perché è sbagliato interagire (alimentare, toccare, accarezzare) o farsi un selfie con gli animali selvatici.

Tra le attrazioni turistiche più richieste vi è la visita dei santuari in cui vengono ospitati gli elefanti, ad esempio in Thailandia. Il mercato collegato al turismo con gli elefanti muove tantissimo denaro. Ecco quanto riportato in un famoso marchio di guide per viaggi:

“Per molte persone, andare in groppa a un elefante in Thailandia è l’esperienza in cima alla lista dei desideri. Tuttavia, ora ci sono prove schiaccianti per sostenere le affermazioni degli esperti di benessere animale che questa forma di turismo è dannosa per i gentili colossi asiatici. […] è facile affermare che sostenere l’elefantismo in Tailandia – e in tutto il sud-est asiatico – è sbagliato. Tuttavia, il problema degli elefanti in Thailandia è un problema complesso.”

 

 

“Si pensa che ci siano meno di 5.000 elefanti rimasti in Thailandia, eppure ce ne sono 4.000 in cattività – e questi ultimi sostengono finanziariamente il loro mahout. […] Molti mahout sostengono che senza far pagare i turisti per cavalcare gli elefanti e per gli spettacoli, loro e i loro animali morirebbero di fame.”

 

 

Negli anni la consapevolezza e la sensibilità dei visitatori è aumentata, spostando il business non più sulle passeggiate in groppa ai pachidermi asiatici ma promuovendo la nascita di nuovi centri, i presunti santuari “etici”. Si tratta di strutture zoologiche che, in maniera molto furba, cercano di attirare i turisti più responsabili catturando la loro attenzione con l’illusione di fornire una valida alternativa alle torture e al maltrattamento che subiscono gli elefanti utilizzati per essere cavalcati.

Ma la realtà che si nasconde dietro questi falsi santuari è ben diversa.

Di seguito riportiamo il pensiero di PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) sul turismo con gli elefanti in Thailandia.

“I viaggiatori moderni e compassionevoli si rifiutano di fare gite cavalcando gli elefanti mentre viaggiano in Asia, Africa e altrove. Di conseguenza, i campi per elefanti e i finti santuari hanno trovato un altro modo per svuotare i portafogli dei turisti: fare il bagno agli elefanti.

Per i viaggiatori etici che sono affascinati dai mammiferi terrestri più grandi del mondo, ma sanno che gli spettacoli e le passeggiate sugli elefanti sono crudeli, lavare gli elefanti offre un modo alternativo di fare turismo, apparentemente senza causare loro alcun tipo di danno. Ma per gli stessi animali, tali attività possono significare una vita di catene, di taglienti punte di acciaio e interazioni forzate con il pubblico. Per far adattare gli elefanti all’interazione umana alcuni di questi campi praticano anche gli stessi crudeli metodi di addestramento utilizzati nei siti che permettono di cavalcarli, mentre altri usano elefanti che già sono stati addestrati attraverso vere e proprie torture. Le riprese video mostrano che i cuccioli di elefanti vengono separati con la forza dalle loro madri, legati da corde, stipati in scatole di legno e torturati. Gli elefanti sono spesso feriti, traumatizzati, “rotti” e alcuni non sopravvivono al processo di addestramento. E questo succede per tutti gli elefanti che sono costretti a passare la propria vita in cattività, siano essi utilizzati per le passeggiate, gli spettacoli, i bagni o altre interazioni forzate con gli umani.”

“Gli elefanti non interagiscono naturalmente con gli umani e sono perfettamente in grado di fare il bagno da soli. Per conto loro amano l’acqua, e in natura trascorrono molte ore giocando, nuotando e facendo il bagno con il loro gruppo sociale e tra i loro conspecifici. Ma molti campi che offrono l’esperienza del bagno con gli elefanti permettono a grandi gruppi di persone di partecipare e agli elefanti è richiesto di sdraiarsi, che lo vogliano o meno. Devono rimanere immobili, in una posizione vulnerabile, mentre i turisti eccessivamente euforici si impegnano in scherzi e si aggirano intorno a loro. Proprio come gli elefanti che vengono utilizzati per le passeggiate o gli spettacoli, molti sono controllati sotto la minaccia di punizioni se non seguono le indicazioni degli addestratori. La PETA ha ricevuto notizie che in qualche santuario gli elefanti sono effettivamente incatenati durante il bagno.

Non solo questi elefanti sono a rischio di punizione, ma i turisti corrono il pericolo di essere feriti o addirittura uccisi ogni volta che entrano in contatto diretto con gli elefanti. Quando si tratta di animali selvatici non c’è semplicemente un modo sicuro per toccare, giocare o avvicinarsi a loro. Lo stress delle loro condizioni di vita e l’essere costretti a interagire con il pubblico possono far “scattare” gli elefanti e gli attacchi di elefanti in cattività hanno provocato dozzine di feriti e morti. I partecipanti sono stati lanciati in aria durante il bagno degli elefanti e gli addestratori sono stati uccisi dopo che i turisti hanno tentato di scattare un selfie con gli elefanti. Inoltre questi animali in cattività sono suscettibili alla tubercolosi, la principale causa di morte per malattia infettiva negli esseri umani a livello globale. Il batterio che causa la malattia è anche una delle più grandi minacce agli elefanti in cattività e i programmi di contatto diretto con i turisti aumentano solo la probabilità di esposizione di un elefante.”

 

 

“I campi di tutto il mondo stanno sfruttando i buoni propositi e l’ingenuità dei viaggiatori aggiungendo la parola “santuario” ai loro nomi e rivendicando di aver “salvato” gli animali. I viaggiatori etici cercano tali escursioni, ma molti di questi centri non riescono a soddisfare nemmeno i principi più basilari di un vero santuario.”

 

 

“I santuari legittimi forniscono agli animali condizioni di vita sicure e confortevoli, dando agli animali un’esistenza dignitosa e il più naturale possibile. Ciò significa che i santuari rispettabili non permetterebbero ai turisti di avere interazioni dirette con gli animali selvatici, tra cui scattare fotografie con loro, cavalcarli o lavarli.

I viaggiatori che hanno a cuore il benessere degli elefanti dovrebbero optare solo per attività di osservazione ed evitare qualsiasi struttura che incoraggi gli animali a entrare in contatto diretto con il pubblico.”

Sembra chiaro quindi che queste strutture, attraverso un’ottima strategia pubblicitaria riescano ad ingannare anche i turisti con le più buone intenzioni, facendogli crescere di aver fatto una vera scelta etica.

“Attraverso un marketing intelligente, si può vendere un paio di occhiali a un cieco. Lo stesso vale per i santuari che si vendono come etici, sostenibili e privi di abuso. Camminate ovunque nella zona di Chiang Mai e vedrete pubblicità di vari santuari in cui si dice che nel loro centro non si cavalcano gli elefanti. Nelle pubblicità viene evidenziata la crudeltà dei volti di un elefante nei campi in cui vengono cavalcati o dove vengono fatti esibire negli spettacoli, mentre questi santuari vorrebbero rappresentare un’alternativa migliore. Si vendono anche come se avessero “salvato” gli animali da condizioni difficili, quando in realtà li hanno affittati o acquistati dal proprietario per gestire la propria attività. Un turista potrebbe essere perdonato per aver creduto di “fare la cosa giusta” visitando un finto santuario “etico” invece che uno più tradizionale…ma alla fine si tratta sempre di schiavitù.”

Recentemente anche il National Geographic ha mostrato al grande pubblico cosa si nasconde davvero dietro questa falsa proposta di turismo responsabile.

“Poiché la domanda turistica di esperienze etiche con gli animali è cresciuta, diversi centri, che spesso si definiscono “santuari”, sono spuntati per offrire incontri ravvicinati tra elefanti e umani. Fare il bagno con gli elefanti – i turisti fanno loro un bagno di fango, li lavano in un fiume, o entrambi – è diventato molto popolare. Molte strutture ritraggono i bagni come un’alternativa più etica e sostenibile al cavalcare gli elefanti o agli spettacoli. Ma gli elefanti che fanno il bagno, come quelli che fanno le passeggiate con i turisti o che si esibiscono, saranno stati in qualche modo “rotti” per essere resi docili e obbedienti.”

 

 

“E finché il bagno con gli elefanti rimane un’attività popolare, i centri che la offrono avranno bisogno di elefanti obbedienti per far andare avanti la loro attività”

 

 

 

 

Anche il sito sul volontariato e gli scambi europei offre ottimi spunti di riflessione sulla questione che riguarda gli elefanti e il turismo.

“Cavalcare gli elefanti non è l’unica pratica ingiusta e non etica che potrebbe essere proposta. Gli elefanti non hanno bisogno di assistenza per mangiare o lavarsi, quindi, per mantenere intatta la tua morale, non collaborare con santuari che permettono ai turisti di cavalcare, fare il bagno, nutrire o toccare gli elefanti. Scegli solo quelli in cui gli elefanti sono liberi di vivere come vogliono e non vengono forzati a eseguire performance quali dipingere con la proboscide o stare con gli umani.”

Per concludere, sia come turisti ma anche come volontari (dato che molti giovani scelgono di fare un’esperienza di volontariato con gli animali all’estero, magari proprio con gli elefanti) è fondamentale informarsi e riflettere prima di scegliere le mete e i luoghi da visitare. A volte la verità è diversa da quella che vogliono farci credere.

 

Articolo di Christian Lenzi

 

Fonti:

  1. How to interact ethically with elephants in Thailand (link)
  2. WHY WASHING ELEPHANTS STILL PROMOTES SUFFERING (link)
  3. What They Don’t Tell You About Elephant Sanctuaries in Thailand (link)
  4. Suffering unseen: The dark truth behind wildlife tourism (link)
  5. Come fare volontariato in Thailandia in un santuario degli elefanti (link)

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