ETICOSCIENZA – Associazione di Etologia Etica®

ANIMALI E MIGRAZIONI: PERCHE’ CAMBIARE CASA

Riassunto:

La migrazione è un fenomeno che si riscontra in molte specie animali, sia terrestri sia marini. I migratori più “famosi” sono sicuramente gli uccelli ma anche cetacei, tartarughe marine e insetti. Gli animali compiono questi spostamenti in funzione di alcuni fattori come la temperatura, la disponibilità di risorse e la riproduzione. Anche nelle specie che compiono migrazioni, però, non tutti gli individui decidono di spostarsi.

 

Keywords: migrazione, stagioni, sedentarietà, costi-benefici, inquinamento

 

Articolo di Annalisa Lanzarotto, nostra associata che ha seguito il corso in Comunicazione e Divulgazione scientifica

 

Discussione:

La migrazione è una particolare forma di dispersione che prevede lo spostamento di individui a partire da un luogo e il successivo ritorno ad esso. Questo spostamento può essere annuale, biennale o può coinvolgere anche l’intero ciclo vitale della specie (come accade nelle anguille). A seconda delle necessità della specie, gli spostamenti possono differire per la distanza percorsa. Si distinguono quindi migrazioni a corto, medio o lungo raggio.

 

Cosa ha causato le migrazioni?

E’ noto che la sedentarietà sia la condizione ancestrale degli esseri viventi. Si suppone che i fattori che hanno portato alcune specie ad evolversi e a sviluppare la capacità di migrare siano fenomeni geologici, fenomeni climatici e la deriva dei continenti.                                                                                                                               Lo spostamento di individui è dettato da bisogni ecologici, etologici e fisiologici. Gli animali possono migrare per svariate ragioni, ma essenzialmente lo fanno per evitare condizioni sfavorevoli o per cercare luoghi più ospitali e miti in cui sfruttare al meglio le risorse di cibo, riprodursi e far crescere i propri cuccioli. 

Infatti, molto spesso la migrazione è associata alla riproduzione. Per alcune specie lo sviluppo delle uova o dei piccoli necessita di precise condizioni ambientali che non si presentano nel luogo in cui gli adulti conducono la loro vita normale. Esempi ben noti possono essere la migrazione di cetacei (che si spostano dalle fredde acque ricche di krill ai mari più caldi per partorire), di anfibi, salmoni e anguille. Un aspetto da sottolineare, è sicuramente la capacità di orientamento che si è evoluta tra le specie migratrici, ma non solo.

 

Quanto mi costa?

Bisogna però far fronte ai costi dovuti alla migrazione. Le specie migratrici, infatti, spendono un gran quantitativo di energie durante lo spostamento e sono inoltre esposte ad un maggior rischio di predazione. Alcuni mettono in atto delle strabilianti strategie per ridurre questi rischi. Basti pensare alla formazione a “V” degli uccelli, in cui a seconda della posizione dell’individuo questo dovrà sopportare dei costi differenti. E’ ragionevole pensare perciò che il beneficio della migrazione superi i costi che gli individui dovranno sostenere durante il viaggio. 

Tutti vogliono migrare?

Nelle specie migratrici possono essere presenti sia individui migratori, sia non migratori. In questi casi il comportamento migratorio e quello sedentario coesistono. Infatti, il fenomeno della migrazione parziale è molto diffuso tra gli uccelli ma anche tra i mammiferi. 

Nel 2017 è stato pubblicato uno studio riguardante il monitoraggio, durato 2 anni, dei movimenti delle zebre di pianura (Equus burchelli) nel Parco Nazionale Etosha in Namibia (Zidon et al., 2017). I risultati hanno mostrato la presenza sia di individui migratori sia di individui sedentari all’interno della popolazione di zebre. Hanno inoltre osservato che gli individui migratori risultavano essere i dominanti per quanto riguarda l’utilizzo delle risorse. Durante la stagione delle piogge il gruppo di zebre migratrici osservate predilige la parte occidentale del Parco, mentre durante le stagioni più aride tende a migrare verso la parte orientale. Il gruppo di zebre sedentarie, al contrario, non si sposta durante la stagione secca ma rimane nel lato occidentale del Parco. Nello studio hanno infine analizzato la diffusione dell’antrace tra le zebre e le stagioni in cui questa malattia era maggiormente diffusa: si è visto come fattori ecologici tipici dell’ospite (zebra) vadano ad influenzare la dinamica della malattia stessa. 



Conclusioni:

I cambiamenti climatici e l’urbanizzazione non stanno di certo giovando alle migrazioni e in generale alla vita degli animali. Spesso gli spostamenti degli uccelli sono ostacolati dall’inquinamento luminoso causato dalle luci delle grandi città. La migrazione dei cetacei, ma anche la loro comunicazione, risulta più difficile a seguito dell’inquinamento acustico dovuto alle molte navi che attraversano i mari e gli oceani. Tutto questo dovrebbe farci riflettere sulla grandezza del nostro impatto sul Pianeta e sulle piccole cose che possiamo fare ogni giorno per tutelare la vita degli animali liberi in Natura.  

 

Annalisa Lanzarotto

 

Fonti:

Zidon R, Garti S, Getz WM, Saltz D. Zebra migration strategies and anthrax in Etosha National Park, Namibia. Ecosphere. 2017. doi: 10.1002/ecs2.1925. Epub 2017 Aug 21. PMID: 29276646; PMCID: PMC5737937.

  1. Alcock, D.R. Rubenstein. Etologia, un approccio evolutivo. Zanichelli Editore S.p.A.
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