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TURISMO E SCELTE CONSAPEVOLI: ATTIVITÀ CON LA FAUNA MARINA

turismo
Articolo di Chiara Bono, nostra associata che ha seguito il nostro corso di Comunicazione e Divulgazione Scientifica.

 

Negli ultimi decenni il turismo orientato alla fauna selvatica marina , ma anche terrestre, è cresciuto molto: vengono promosse attività in cui i turisti osservano e interagiscono anche da vicino con gli animali selvatici.

In particolare una delle maggiori attrazioni turistiche nell’ambito del turismo insulare è l’osservazione dei delfini, vista come una forma redditizia di un prodotto turistico nuovo. Questo fenomeno nasce dalla volontà di diversificare ed ampliare l’offerta turistica esistente (mare, sole e spiagge) in un contesto di dimensioni e risorse limitate al fine di prevalere sulla concorrenza e trarne, quindi, beneficio economico.

Questa attività si svolge generalmente in acque profonde e vede coinvolti, pertanto, non solo la fauna relativa ma anche l’ambiente circostante in cui viene praticata. Molti sono i punti di impatto negativo riscontrabili nell’osservazione dei mammiferi marini: l’osservazione degli animali viene condotta tutto l’anno senza dare all’ambiente uno spazio per riassestare le sue condizioni naturali, i mezzi navali utilizzati spesso non sono conformi alle norme, non viene rispettata la distanza fra le navi e i gruppi di animali e si crea competizione fra i vari skipper che mirano a portare i turisti il più vicino possibile per godere di una vista migliore. C’è in generale una mancanza di controllo da parte delle autorità competenti considerando che le aree interessante hanno generalmente una notevole importanza ecologica in quanto aree di riposo, riproduzione e socializzazione degli animali.

Il disturbo agli animali si crea anche nel momento in cui vengono proposte attività di interazione con loro, quali fischi o rumori per farli avvicinare e utilizzo del cibo come fonte di attenzione: le conseguenze in questi casi sono disturbo o possibile assuefazione della fauna e cambiamenti comportamentali che si ripercuotono successivamente sui rapporti interspecifici degli animali.

L’esperienza vissuta in prima persona ha messo in luce come ci sia una totale mancanza volontaria o involontaria di rispetto verso un ambiente in cui la nostra presenza non è prevista ma imposta senza criteri.

Anche se non intenzionalmente, questa scarsa consapevolezza in ambito ambientale fa si che questa pratica turistica (come in realtà molte altre anche in ambito terrestre) abbia impatti principalmente negativi sull’ecosistema in questione e sulla fauna in esso presente, compresa la specie oggetto della pratica, in questo caso i delfini. Il possibile risultato di una metodica come questa è un’estinzione della popolazione locale e conseguentemente dell’attività turistica.

Si rende quindi necessaria una pratica sostenibile per tutelare la destinazione e le sue risorse ambientali e turistiche tramite l’acquisizione di conoscenze sugli impatti e sulle implicazioni relative all’osservazione della fauna marina sia da parte delle autorità locali, dei tour operator, ma anche dei turisti stessi, maturando maggiore capacità di scelta consapevole.

Infatti una migliore comprensione dell’ambiente e delle sue dinamiche, insieme ad una consapevolezza della sua fragilità portano a comportamenti probabilmente migliori.

 

Chiara Bono

 

Foto:

Dolphin watching presso Tamarin Bay (Isola di Mauritius). Foto di Chiara Bono

 

Fonti:

  • http://www.mmcs-ngo.org/en/

  • Burgin, Shelley and Nigel Hardiman. 2015. “Effects of Non-Consumptive Wildlife-Oriented Tourism on Marine Species and Prospects for Their Sustainable Management.” Journal of Environmental Management 151:210–20

  • Gaitree, Gowreesunkar and Rycha Ian. 2015. “A Study on the Impacts of Dolphin Watching as a Tourism Activity : Western Mauritius as Case Study.” 6(1).

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