ETICOSCIENZA – Associazione di Etologia Etica®

ALLEVAMENTO DEL CANE: LA NECESSITÀ DI UNA CARTA ETICA

Articolo di Sofia Bertaso, nostra associata e divulgatrice scientifica

A volte diamo per scontato che anche il miglior amico dell’uomo, il cane (Canis lupus familiaris) venga allevato come animale domestico proprio come è possibile allevare un animale per scopi zootecnici (vacche, maiali, capre, galline etc…)

La legislazione in merito all’allevamento per gli animali zootecnici è molto presente e definita: esistono infatti indicazioni in merito alle metrature dei paddock per le vacche, misure specifiche per mantenere un livello adeguato di benessere all’interno dell’allevamento, ma come funziona per il cane?

Gli allevamenti di cani possono essere di due tipi:

  1. allevamenti amatoriali, anche riconosciuti dall’ente nazionale per la cinofilia (ENCI) che producono un numero limitato di cuccioli per anno e hanno meno di cinque fattrici;
  2. allevamento non amatoriale (impresa agricola) riconosciuto dal D.M. 28/01/1994: presenza di almeno 5 fattrici con produzione di almeno 30 cuccioli all’anno.

Tuttavia ad oggi non esiste una carta etica per l’allevamento del cane in allevamento, in particolare le fattrici possono essere fatte riprodurre già dal primo calore (intorno all’anno) senza poter arrivare a maturità sociale in maniera adeguata, come non esistono indicazioni chiare sul come allevare, sugli spazi adeguati o sulla corretta socializzazione dei cuccioli.

Prima di citare alcuni punti per una carta etica ideale, vorrei riportare la definizione di benessere animale tratta dal Brambell Report che risale al 1965 in Gran Bretagna: “Con il termine welfare si deve intendere il benessere sia fisico che mentale di un animale”.

Tale report parla per la prima volta delle cinque libertà animali, oggi citate in tutti i libri di etologia e benessere animale:

  1. libertà dalla sete, dalla fame e dalla malnutrizione: ciò significa non solo garantire la presenza di acqua sempre fresca, ma anche di fornire un’alimentazione corretta ed equilibrata;
  2. 2. libertà dal disagio: di qualsiasi natura, sia fisico che psicologico garantendo condizioni adeguate di riposo ed un ambiente arricchito;
  3. libertà dal dolore, lesioni e malattie: sia fisico che mentale, presenza dio adeguate cure veterinarie;
  4. libertà di poter manifestare il proprio repertorio comportamentale: non solo poter manifestare comportamenti specie specifici, ma aggiungerei anche la possibilità si socializzare con i propri simili, con l’uomo e con l’ambiente circostante;
  5. libertà dalla paura e dal distress: evitare la sofferenza di qualsiasi natura e lo stress prolungato.

Queste cinque libertà che potremmo anche definire bisogni etologici primari hanno segnato la base per l’allevamento degli animali domestici, ma tutto ciò non basta per l’allevamento di tale specie.

La presenza di una carta etica ideale aiuterebbe non solo l’allevatore nel suo complesso lavoro, ma anche il futuro adottante a capire meglio quale allevamento rispetta i requisiti di base (che vi assicuro non tutti rispettano).

STESURA DI UNA CARTA ETICA IDEALE: quali punti aggiungere alle cinque libertà animali?

Sembra banale, ma la prima cosa da fare per allevare una razza correttamente è attuare una precisa selezione genetica: ciò significa effettuare incroci tra fenotipi (caratteristiche esteriori) compatibili per consentire al nascituro di vivere una vita senza tare genetiche.

Un esempio di fenotipo molto di moda riguarda la colorazione “blue merle” di alcune razze da pastore. Tale fenotipo è molto ricercato sul mercato poiché un cane con tale colorazione del mantello è maggiormente gradita dal futuro acquirente.

Colorazione blue merle del mantello, Scarlett. Ph. Cecilia Dal Molin, allevamento amatoriale Moonnala Shetland Sheepdog

 

 Molti non sanno però che tale fenotipo corrisponde ad un genotipo (sequenza di DNA) recessivo, ovvero meno comune portatore di geni recessivi che se incrociati tra loro possono portare alla comparsa di malattie genetiche.

Tuttavia, risulta di primaria importanza lo studio del pedigree (albero genealogico) del cane in questione e effettuare test specifici per la presenza/assenza di determinate malattie trasmissibili geneticamente.

La parte fondamentale che gioca la genetica in tale campo dovrebbe essere quella di selezionare soggetti sani, andando a mettere, per un momento,  in secondo piano gli aspetti estetici della razza.

Ciò non accade sempre in quanto le colorazioni del mantello più ricercate sono anche quelle che portano nascoste dei geni recessivi possibili responsabili di alcune malattie genetiche.

Un allevatore attento tiene conto di questi aspetti e incrocia solo soggetti con colorazioni diverse: non è possibile incrociare due blue merle per i motivi sopra descritti.

Un altro punto di vitale importanza per allevare eticamente una specie come il cane è la relazione.

Momento di relazione giocosa-Ph. Giacinto Glave

 

Una relazione perché sia equilibrata implica la presenza di determinati fattori come la presenza, la costanza e la coerenza.

Se si allevano in gabbia molti cani (30-40) viene difficile pensare che si possa instaurare una relazione con ognuno di loro. Perché è così importante la relazione specifica con ogni singolo cane?

La specie cane è fortemente sociale che ha subito un lungo processo di domesticazione da parte dell’uomo, seguita poi dalla selezione artificiale per la creazione delle razze.

Le razze sono state create in un’ottica di collaborazione lavorativa attiva in cui il binomio uomo-cane è nato con l’intento di agire insieme in una relazione di collaborazione molto stretta.

E’ importante tuttavia fare una premessa: perché avvenga la domesticazione di una specie tale specie deve rispondere a specifici requisiti come ad esempio avere caratteristiche di docilità, essere il più collaborativa possibile e avere un’alimentazione flessibile. Insieme a tali requisiti abbiamo la selezione naturale che ci aiuta: gli individui più mansueti e adatti subiranno quindi una doppia selezione naturale e artificiale.

Diffidate di quegli allevamenti che fanno uscire i propri cani dai box solo ed esclusivamente per pulire lo stesso dai loro stessi escrementi.

Ricordiamoci, inoltre, che ogni razza è dotata di specifiche tendenze e inclinazioni che dovrebbero essere soddisfatte il più possibile anche all’interno dell’allevamento stesso. Soddisfare i bisogni etologici, permettere di esprimere il proprio repertorio comportamentale specie-specifico e individuale se funzionale al benessere deve essere considerato di primaria importanza.

Come ultimo punto (ce ne sarebbero davvero molti altri da trattare) vorrei focalizzarmi sul benessere della cucciolata.

Mamma Elsa con i suoi cuccioli – Ph. Cecilia Dal Molin, allevamento amatoriale Moonnala Shetland Sheepdog

 

Vi siete mai chiesti di cosa non può fare a meno un cucciolo prima dell’adozione?

La presenza della madre, come base sicura e come insegnante delle “buone maniere”: ciò significa non dividere i cuccioli dalla madre prima dei 2 mesi. La madre è maestra in diverse situazioni, regola il comportamento del cucciolo, lo guida nella scoperta del mondo e nelle sue prime esperienze. La madre dà supporto ed è presente: diffidate di quegli allevamenti in cui la madre viene separata dalla cucciolata prima dei due mesi di vita.

La presenza della madre è obbligatoria, se la madre non può essere presente o è morta è necessario procurare una balia competente per la cucciolata.

L’altro elemento è rappresentato dall’ambiente di vita: l’ambiente dove i cuccioli crescono non può essere sterile, non può essere solo una gabbia spoglia, il cucciolo deve poter interagire con un ambiente arricchito ed idoneo.

Un cucciolo in allevamento deve poter esplorare l’ambiente, gli oggetti, conoscere nuove superfici e materiali con il supporto della madre, deve poter uscire e vedere il mondo, fare nuove esperienze, poter annusare le marcature dei conspecifici, potersi sporcare e giocare.

Madre e figlia, esperienza al mare – Ph. Cecilia dal Molin, allevamento amatoriale Moonnala Shetland Sheepdog

Un ambiente privo di stimoli o, al contrario, troppo ricco di stimoli (ad esempio tv sempre accesa, musica troppo alta) può creare in età adulta problemi di ipersensibilità o di deprivazione sensoriale.

Il terzo elemento è rappresentato dalla possibilità di socializzazione non solo in cucciolata, ma anche con altri cani adulti equilibrati. L’isolamento sociale nel cane è una vera e propria forma di maltrattamento. Un cane abbandonato da solo in giardino non è più un cane!

Concludendo, quali sono i campanelli di allarme di un cattivo allevamento?

Un allevamento pieno di cani, in condizioni igieniche precarie, con cani in gabbia e ambiente privo di oggetti se non la ciotola dell’acqua è sicuramente da evitare!

Allevare eticamente significa rispettare non solo le cinque libertà animali che comprendono anche bisogni etologici di primaria importanza, ma significa anche dar voce alla relazione e alla socializzazione in cucciolata, ambientale e con l’essere umano.

Avere un affisso sull’allevamento non è sinonimo di qualità e garanzia, bisogna prestare sempre attenzione alla qualità di vita dell’animale non alla notorietà dell’allevamento.

Infine, ricordiamoci che in canile ci sono tantissimi cani in attesa di una famiglia, prima di scegliere l’allevamento giusto sarebbe opportuno prendere in considerazione la possibilità di adozione in canile.

Maya 5 anni, adottata dal canile a 6 mesi – Ph. Sofia Bertaso

Carlo 10 anni circa, ex randagio ora adottato – Ph. Sofia bertaso

Etologicamente animale – Dr.ssa Sofia Bertaso,  Biologa, Operatore nazionale certificato settore Etologia Relazionale® ed educatrice cinofila

Bibliografia:

  1. Albertini, E.Canali, S.Cannas, V. Ferrante, S. Mattiello, M. Panzera, M. Verga “Etologia applicata al benessere animale vol.1 parte generale” pp 29-30, PVI 2008

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