ETICOSCIENZA – Associazione di Etologia Etica®

LEONESSA TORTURATA PER FARLA INTERAGIRE CON I VISITATORI

 

Privata degli artigli con una pinza, in mezzo alla polvere, con una rete sul muso e un uomo che la tiene schiacciata per terra. E’ questa la tortura a cui è stata sottoposta una leonessa di 14 mesi dello zoo di Rafah, al confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, davanti agli occhi dei visitatori, fra cui tanti bambini.

Una pratica crudele, fatta proprio affinché «i piccoli visitatori possano avvicinarsi e giocare con lei», è stata svolta senza sedazione, solo con un blando tranquillante per farla stare buona e permettere a tutti di assistere.

Non essendoci a Gaza ospedali veterinari, Falestina è stata «operata» direttamente nella sua gabbia: i suoi artigli sono stati rimossi chirurgicamente dal veterinario dello zoo senza alcun tipo di accorgimento, esponendo la leonessa anche ad una infezione, oltre all’evidente spiazzamento che ha provato, una volta terminata l’operazione, avvenuta in pompa magna davanti a giornalisti e pubblico pagante.

La leonessa è subito apparsa angosciata, grattando un palo del recinto con le sue zampe senza artigli. In un primo momento gli ospiti sono stati tenuti a distanza, ma poi hanno avuto libero accesso alla gabbia, per giocare con il cucciolo e fare foto mentre l’abbracciano (incuranti dei suoi denti affilati).


«Sto cercando di ridurre l’aggressività della leonessa in modo che possa essere amichevole con i visitatori», ha dichiarato il proprietario dello zoo, Mohammed Jumaa. «Gli artigli sono stati tagliati per permettere ai visitatori di giocare con lei», ha dichiarato senza farsi problemi il veterinario, Fayez al-Haddad: «Vogliamo portare sorrisi e felicità ai bambini, aumentando il numero di visitatori del parco, che soffre di spese elevate»

Ancora un ennesimo esempio del filo sottile che collega l’interazione con gli animali selvatici e l’abuso di questi.
Ancora una volta la dimostrazione che non c’è niente di naturale in un animale selvatico che interagisce con noi. Non c’è niente di sano in un bambino che abbraccia un leone, niente di sano in un gufo che si appoggia sulla nostra spalla o in un pappagallo che ripete le nostre parole.

In questo caso è palese la violenza che viene imposta al felino. La rimozione degli artigli è “qualcosa che si vede”, ma quante volte al selvatico viene rimossa la sua Natura, la sua selvaticità, la sua biologia, senza che nessuno batta ciglio?


Nell’esempio della povera leonessa è evidente si tratti di un abuso – nessuno di noi oserebbe mai farsi un selfie con lei ed essere quindi partecipi di questo maltrattamento. E quando però l’abuso non si vede? Quando ad essere eliminati non sono gli artigli, ma è la selvaticità dell’animale?
Quando il Re della foresta viene trasformato in un gattino, per il puro gusto di giocarci insieme, come in molte riserve africane, nessuno vede l’abuso.
Lì, in quel caso, si crede sia amore. Si crede che il leone voglia quelle carezze, quegli abbracci. Vengono addirittura prodotti film per promuovere questi rapporti insani.

Ma davvero non c’è differenza tra rimuovere gli artigli e rimuovere la Natura etologica selvatica di un animale?
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Ricordiamoci che in Natura, con animali etologicamente sani, nessuna interazione con l’Uomo sarebbe possibile e questo viene dimostrato ogni volta che un animale deve essere addestrato e ammansito per cancellare la sua Natura e imporgliene un’altra, che di Naturale non ha niente. Un animale geneticamente selvatico che interagisce con noi, è un animale “rotto”.

Rispetta il Selvatico – Non interagire con lui.

Fonte della notizia: La Zampa (La Stampa)

 

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