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NO ALLE RECINZIONI ELETTRIFICATE ANTI LUPO: IN ITALIA PREFERIAMO IMPICCARLI

300 lupi italiani all’anno vengono uccisi da cause antropiche.

La leggenda del lupo cattivo mangia bambini in Italia è, purtroppo, ancora una credenza ben fondata che fa sì che ogni 29 ore un lupo venga ucciso. La guerriglia illegale tra allevatori di bestiame e lupi dura ormai da più di 50 anni e i lupi, alla fine degli anni 70 erano arrivati prossimi al baratro dell’estinzione a causa del bracconaggio. Ora se ne contano quasi 1500 e di questi, circa 300 muoiono ogni anno per mano dell’uomo. Avvelenati con veleno per ratti (Fosfuro di zinco) che congela il sistema nervoso e i muscoli del lupo, procurandogli una morte lenta e dolorosa. Ci vogliono 4 giorni affinché il veleno uccida un lupo e nella maggior parte dei casi non muoiono nemmeno a causa del veleno ma per cause secondarie dovute a questo. Uno studio italiano prossimo alla pubblicazione ha stimato che l’83% della mortalità è di causa antropica contro il 17% di quella naturale. La morte più frequente è l’incidente stradale, seguito da denutrizione e attacchi da conspecifici o altri animali. Il veleno infatti modifica il comportamento del lupo, portandolo a rischiare la vita perdendo il senso del pericolo e del controllo. Inoltre non riescono a cacciare e perdono il senso sociale del gruppo e della gerarchia all’interno di questo, innescando negli altri membri del gruppo comportamenti aggressivi e letali.

Quando non si tratta di avvelenamento o di cause collaterali a questo, i lupi in Italia muoiono impiccati o decapitati da allevatori e bracconieri che preferiscono questa soluzione a funzionali cani da guardia anti-lupo o alle recinzioni elettrificate che hanno dimostrato di funzionare nel 97% dei casi. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e spesso queste uccisioni non controllate ed illegali non fanno altro che peggiorare la situazione: se si elimina un membro che occupa un alto rank di gerarchia all’interno del gruppo, il resto del gruppo si troverà spaesato e senza guida e sarà quindi maggiormente portato ad attaccare il bestiame e ad avvicinarsi alle zone urbane.
Nei casi in cui un individuo “pericoloso” è stato geneticamente dimostrato colpire svariate volte il bestiame, allora legalmente e selettivamente si andrà ad eliminare solo quel particolare individuo, consapevoli e in modo controllato e logisticamente strutturato. Impiccare lupi a caso, avvelenare i cuccioli e dimezzare la popolazione di lupi italiani, non è la soluzione. Sebbene il problema ed il danno economico per i pastori sia notevole, ci sono soluzioni controllate, legali e maggiormente funzionali e mirate.
Il lupo in Italia non è stato reintrodotto come si crede, ma è tornato spontaneamente grazie ai progetti di conservazione LIFE sul territorio, non facciamo in modo che sparisca di nuovo. Proteggiamolo.
Chiara Grasso
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Autore

Etologa

Laurea Magistrale in Evoluzione del Comportamento Animale e dell'Uomo presso l'Università di Torino. Dopo aver svolto uno stage formativo presso il "Bioparc Valencia" (Valencia, Spagna) ed essere stata guida naturalista e ricercatrice presso "Monkeyland Primate Sanctuary" (Plettenberg Bay, Sudafrica), ha ricoperto il ruolo di Wildlife Manager presso "Kids Saving the Rainforest - Wildlife Sanctuary and Rescue Center" (Quepos, Costa Rica). E' stata finalista nazionale del contest di comunicazione scientifica "Famelab 2018" ed ha partecipato come relatrice a TEDxRovigo 2019. Dal 2019 è guida escursionistica ambientale certificata e socia della Società Italiana di Etologia. Nel 2020 ha ottenuto l'attestato FGASA come guida safari in Africa e il certificato di Track and Sign da Cybertracker level I. Attualmente si occupa di divulgazione scientifica presso l'Associazione ETICOSCIENZA. Da marzo 2021 è stata nominata all'interno del Consiglio di Amministrazione del Bioparco di Roma.

chiaragrasso.eticoscienza@gmail.com